“Come ci si sente ad essere il più grande chitarrista sulla faccia della terra? E io che cazzo ne so! Chiedetelo a Steve Lukather!” (risposta attribuita ad Eddie Van Halen nel Tonight Show di Johnny Carson)
“C’è un entusiasmo rinfrescante e ottimista nell’affrontare il futuro. Come membri di lunga data della band, Joe e io vogliamo essere in giro per continuare a mantenere viva l’eredità originale del gruppo, portando la musica ai nostri fan multigenerazionali. Nel 2023 è stato davvero esaltante esibirsi davanti a quasi un milione di fan. E per il 2024, suoneremo in tutto il mondo davanti a un numero ancora maggiore di fan. Ho trascorso più di quattro decenni e mezzo della mia vita a coltivare questa eredità, consentendo alla nostra musica di esistere nell’ambito dei concerti dal vivo.” (Steve Lukather)
Noi pugliesi siamo abituati al caldo dei mesi estivi, ultimamente tra l’asfissiante e l’insopportabile, e modeste precipitazioni. Nella torrida estate che ci tocca in questo 2024 in un solo giorno le previsioni di caldo opprimente sono state prontamente disilluse: il 22 luglio, vale a dire il giorno che verrà ricordato negli annali della nostra regione per aver ospitato il concerto di una delle band più amate della storia della musica rock nonché della mia adolescenza. Come da nefasta tradizione, il giorno della mitica tappa del concerto dei Toto in Puglia piove dappertutto, al punto da far lievitare il brutto presentimento tra gli adoranti fans che l’evento potesse essere rinviato. Invece, sui Toto non piove mai: e infatti sulla location scelta dall’annuale Locus Festival, il Foro Boario di Ostuni, non è prevista pioggia. Che fortuna! Fiduciosa, attraverso, con amici compagni di ventura, mezza Puglia per raggiungere il luogo imputato e, per magia, tutte le previsioni sono state confermate: grande evento, grande pubblico e nemmeno una goccia di pioggia.
Per quei pochi al mondo che non lo sapessero, i Toto nascono ufficialmente a Los Angeles nel 1976 con una formazione che comprendeva alla chitarra Steve Lukather, alla batteria e alle tastiere rispettivamente i fratelli Jeff e Steve Porcaro, ancora alle tastiere David Paich, al basso David Hungate e alla voce Bobby Kimball. Sono cambiate molte cose, nel frattempo, tranne la loro musica e il loro far musica. La data in Puglia della leggendaria band statunitense fa parte del tour “Dogz of Oz Tour” con un scaletta che richiama parte dell’album live With a Little Help From My Friends, registrato a Los Angeles il 21 novembre del 2020, abbracciando il meglio di 45 anni di carriera. La nuova formazione è composta, tra gli altri, da Gregg Phillinganes (tastiere), Robert Searight (batteria), John Pierce (basso) e Warren Ham (fiati e strumenti vari) nonché dal ritrovato fedele vocalist Joseph Williams.
Dopo alcuni intoppi, quali incontrare tanta pioggia nel tragitto e avere grosse difficoltà per parcheggiare la mia auto nelle vie della bellissima Città Bianca, il che mi fa accumulare un ritardo di circa mezz’ora, riesco ad entrare nel Foro Boario proprio sulle note del primo brano “Girl Goodbye.Alla sorpresa per il ritardo dell’ora di inizio del concerto, devo aggiungerne almeno altre due: il palco non mi sembrava quello delle precedenti tappe del tour (mancavano i due maxi schermi, forse a causa delle avverse previsioni meteo) e, soprattutto, il pubblico che ha fatto registrare il sold out da record della struttura è seduto: uno shock per me che speravo di rivivere l’atmosfera del concerto dei Toto già assaporata nel 2018 a Bologna; mi aspettavo che il pubblico, come fu allora, fosse in piedi a ballare e cantare. Invero, un timido tentativo di rivoluzione si manifesta con il secondo brano, la mitica “Hold the Line”, presto domato dal servizio d’ordine e mai più concesso fino al termine (anticipato) dello spettacolo.
La serata è proseguita con non pochi imprevisti, infatti durante l’esecuzione della terza canzone della scaletta, “99”, il tastierista Gregg Phillinganes ha avuto un malore, si è alzato, è andato dietro le quinte ed è svenuto. È stato immediatamente raggiunto dagli altri membri della band e il concerto si è interrotto per altri trenta minuti all’incirca. Il pubblico, giunto da tutto il Sud Italia, ha dato prova di grande maturità, restando in silenzio, preoccupato per la salute del componente della band, in dubbio se allontanarsi, in molti ritenendo giusto interrompere l’evento proprio e soprattutto per rispetto del musicista e della band tutta. Grazie all’intervento dei medici che lo hanno soccorso, Phillinganes si è sentito meglio e ha ricominciato a suonare, producendosi anche in un applaudito solo sulle note di “I won’t hold you back”, ma era evidente a tutti che qualcosa continuava a non funzionare.
A riprova di questa sensazione, nonostante una sognante “I’ll be over you”, che faceva venire voglia di ballare sotto un cielo di stelle, ed una potentissima ed entusiasmante versione della strumentale “Jake to the bone”, la scaletta prevista veniva modificata e rimaneggiata di continuo, cancellando l’esecuzione di un bel po’ di brani annunciati tra cui l’attesissimo “Georgy Porgy”, e sulle note di “Home of the brave”, che lasciava finalmente presagire gli immancabili bis con la beatlesiana/harrisoniana “With a little help from my friends”, “Rosanna” e “Africa”, Phillinganes ha avuto di nuovo un mancamento e il concerto è stato definitivamente interrotto. Per la cronaca, è giusto dire che il tastierista è stato prontamente portato in ospedale dove, per fortuna, gli è stata diagnosticata una semplice congestione.
In ogni caso, pur non negando la sensazione di delusione per un concerto così tanto atteso che ho potuto godere solo in versione dimezzata, cercando di inquadrare il lato positivo delle cose non posso non menzionare l’atmosfera musicale di altissimo livello che, anche in condizioni disagiate, i Toto sono riusciti a creare; in particolare, resterà indimenticabile per intensità emotiva il momento in cui Steve Lukather ha eseguito una magnifica versione di Little Wing di Jimi Hendrix, donando al pubblico del Locus Festival una performance dalle fortissime vibrazioni positive che più che un omaggio al più divino dei chitarristi rock di tutti i tempi aveva tutti i crismi di un buono e giusto passaggio di consegne: una bella rivincita per uno che, a soli 17 anni, fu segato da Frank Zappa con l’invito a cambiare mestiere.
Maurizia Limongelli
Foto dalla pagina Facebook
del Locus Festival