A cinque anni di distanza, il pianista brasiliano Amaro Freitas è tornato ad esibirsi per la rassegna Bari in Jazz. Si era già esibito nel 2019: quella è stata per lui la prima occasione di suonare in Italia. Tantissime cose sono cambiate. Oggi non è più un pianista semi sconosciuto. E’ acclamato e richiesto in tutto il mondo.
Nello scenario esclusivo della masseria Torre Maizza a Savelletri, il 26 giugno Amaro Freitas si è esibito in piano solo. Ancora una volta, la rassegna “Bari in Jazz”, organizzata dal Centro Interculturale Abusuan di Bari, con la Direzione Artistica di Koblan Amissah e giunto alla sua ventunesima edizione, mette a segno un evento tra i più ricercati del ricchissimo panorama estivo pugliese.
Una serata evento esclusiva, con le note del pianista e compositore brasiliano che ha conquistato l’attenzione internazionale con il suo talento eccezionale nel mondo del jazz contemporaneo.
La sua musica è una fusione affascinante di tradizione e innovazione, dove il ritmo travolgente del suo pianismo si intreccia con elementi della musica brasiliana e del continente africano. Amaro Freitas è veramente un talento straordinario nel panorama contemporaneo del jazz. Con album come “Sankofa” e il recente “Y’Y”, Freitas continua a sorprendere e ispirare, offrendo un’esperienza musicale coinvolgente. La sua sensibilità artistica e la sua consapevolezza ambientale si uniscono in un messaggio potente sulla connessione tra l’uomo e la natura, evidenziando l’importanza di preservare le nostre risorse naturali per le generazioni future. Con la sua musica, Amaro Freitas non solo celebra le sue radici culturali e musicali, ma invita anche gli ascoltatori a riflettere sul loro rapporto con l’ambiente circostante e l’impatto delle loro azioni sul pianeta. In un’epoca in cui la consapevolezza ambientale è più importante che mai, le parole e la musica di Freitas risuonano con una rilevanza e un’urgenza straordinarie.
Nato alla periferia di Recife, Amaro Freitas ha imparato la musica nella chiesa evangelica che frequentava da adolescente. Ha iniziato i suoi studi di musica classica dopo aver vinto una borsa di studio al Conservatorio di Musica di Pernambuco. Fin dall’inizio della sua carriera, Amaro si è esibito con il bassista Jean Elton e il batterista Hugo Medeiros, che formano con lui l’Amaro Freitas Trio.
Il suo modo di suonare incorpora suoni e riferimenti a varie manifestazioni della cultura popolare brasiliana nel linguaggio del jazz, così come elementi ritmici della musica africana. Nel 2016 Amaro Freitas ha pubblicato il suo album d’esordio, “Sangue Negro”, dove mescola il jazz con un tocco percussivo di pianoforte e influenze dai ritmi nord-orientali.
Nel 2021, Amaro ha pubblicato l’album “Sankofa”, dove celebra le sue radici africane e promuove la combinazione del jazz con ritmi brasiliani e africani. Il concetto di Sankofa (sanko = tornare; fa = cercare, portare) trae origine da un proverbio tradizionale noto tra i popoli dell’Africa occidentale, in Ghana, Togo e Costa d’Avorio, e rappresenta un simbolo della resistenza afro, portata dagli schiavi nelle Americhe.
Il 2024 segna l’uscita del quarto album di Amaro. Intitolato “Y’Y”. Nella lingua originale (sateré-mawé) si pronuncia con un suono gutturale. In portoghese potrebbe essere pronunciato ié ié. Questo ultimo disco è la continuazione ideale del precedente album, Sankofa, ma rivolge lo sguardo all’Amazzonia, alle foreste e ai popoli che abitano questa regione del Brasile, impegnata a resistere alla distruzione da parte dell’uomo.
Tutto questo interesse nasce da una sua esibizione a Manaus, in Amazzonia, per all’Amazonas Green Jazz Festival 2023, venendo così a contatto con le popolazioni indigene. Per l’Amazzonia, Manaus rappresenta un punto di scambio importante con un enorme porto fluviale sul Rio delle Amazzoni, via di comunicazione verso l’oceano Atlantico. E’ l’acqua l’elemento dominante di quel territorio, anche se ci troviamo al centro della Foresta Amazzonica. E’ il punto di confluenza di altri fiumi quali il Negro e il Solimòes, che pur correndo nello stesso letto, sembra non mescolarsi mai. Nel disco, come durante il concerto, sono stati utilizzati piccoli oggetti di legno che con il loro suono hanno incantato tutti i presenti, trasportandoli magicamente al centro della foresta. Il richiamo di uccelli selvatici, il tintinnio di semi essiccati, hanno ricreato un’atmosfera magica. Un bel lavoro è stato fatto anche sulle corde del pianoforte usando delle mollette per i panni (rigorosamente in legno) e nastro adesivo per renderle stabili sulle corde per ottenere suoni nuovi.
Si è creato così un sound del tutto particolare dove non manca la tradizione, ma è presente contemporaneamente il ritmo dei suoni africani, le atmosfere brasiliane, i colori e i misteri che avvolgono la foresta. In particolare, il suo stile percussivo sulla tastiera è amplificato da una velocità fuori dal comune della mano destra.
Oltre ad essere un disco dedicato a questo ambiente particolarmente straordinario ed importante non solo per i brasiliani ma per l’intero pianeta (è il suo polmone verde, e come tale va tutelato), il disco “Y’Y” è dedicato anche a Nanà Vasconcellos, altro grande percussionista della regione amazzonica, a cui è dedicato il brano “Viva Nanà”. Vasconcellos, dalla rivista DownBeat è stato nominato per otto anni di seguito come miglio percussionista al mondo e vincitore di nove Grammy Award. Un orgoglio per la regione del Pernambuco.
Non è mancato un omaggio alla tradizione con l’esecuzione quasi irriconoscibile di “All the things you are”, eseguito in modo non tanto convenzionale, lasciando molto spazio all’improvvisazione. Il brano finale del concerto, “Gloriosa” è stato dedicato alla sua cara mamma. In questo brano il pubblico presente è stato invitato a cantare sulle sue note, in ricordo di questa madre affettuosa che aveva l’abitudine, quando il nostro Amaro Freitas era bambino, a farlo addormentare la sera e svegliarlo al mattino, con il suo canto.
Una bella serata, magica e surreale, con un pianista fuori dal comune, che ci ha rapito con le sue atmosfere e contestualmente fatto riflettere sull’importanza del rispetto dell’ambiente, specialmente in questi giorni di emergenza climatica. Non a caso, a fronte di questo concerto, una parte dei proventi è stata devoluta al progetto di salvaguardia dei nostri olivi (Save the olives), reso noto dalla “madrina”, il premio Oscar Helen Mirren, più che affezionata al nostro territorio. Ben vengano questi stimoli che ci arrivano da fuori, ma facciamo in modo che anche noi siamo capaci di tutelare ed apprezzare il nostro territorio.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro