Certe partite nascono male e finiscono peggio. Non ne parliamo quando il protagonista in negativo è il Bari, che sembra sguazzare in simili imprese da sempre. Non è la prima volta, infatti, che la squadra biancorossa perde quando è in vantaggio numerico; l’elenco delle gare sarebbe lungo. Martedì, però, il Bari è stato capace di sovvertire questa regola, peraltro al cospetto di una super squadra i cui rappresentanti sono nettamente di categoria superiore, nonostante qualche giovane di sicuro affidamento. Riuscire a raddrizzare la partita, sia pure nel recupero, è un segno di forza, volontà e caparbietà nel cercare di non alzare bandiera bianca. Perché perdere contro il Sassuolo, anche in casa, per questo Bari di oggi, incompleto e acerbo, era da mettere in preventivo; pareggiare con il Sassuolo in dieci era difficile, perché gli emiliani, nonostante l’inferiorità numerica che li ha costretti a chiudersi nel secondo tempo, hanno dimostrato di essere già una squadra con una precisa identità, quella che certamente le permetterà di disputare una Serie B da protagonista. E pensare che tra le loro fila c’erano giocatori pronti con la valigia, come Thorstvedt, immarcabile e imprendibile, un giocatore per cui ci si chiede cosa faccia in Serie B.
Ma si tratta pur sempre di un punticino al sapor di antibiotico, sia inteso, una pillola ingurgitata da tutti grazie ai piedi di Kevin Lasagna, bravo a capitalizzare un pallone pericolosissimo in area avversaria dopo due gol annullati e tanto possesso palla, quasi al 90%. Insomma, perdere sarebbe stato davvero un peccato e ingiusto, anche se con un retrogusto amaro, considerando che si era in superiorità numerica; perché vincere in undici contro undici avrebbe dato un sapore diverso.
Una cosa è certa: se il Sassuolo avesse terminato la gara in undici, sono assolutamente certo che il Bari non solo non avrebbe pareggiato, ma avrebbe perso, e pure di brutto, perché il Sassuolo ha messo paura a tutti per organizzazione e compattezza, oltre che per qualità.
Il pareggio arriva all’ultimo sospiro, quando ormai i sedicimila del San Nicola (altro numero significativo che continua a far riflettere, ma a cui la società sembra non prestare attenzione) si erano rassegnati alla terza sconfitta consecutiva, con tutti i risvolti umorali e ambientali del caso. Un pareggio che dà coraggio e autostima, e che leva un po’ di quella depressione che aleggiava attorno alla squadra e forse anche tra i tifosi, anche se la classifica rimane quella, ed il Bari, pur in compagnia della Sampdoria, è relegato all’ultimo posto. Un piazzamento indegno, sia chiaro, che, sebbene si sia ancora ad agosto, non fa certo stare allegri, sereni e tranquilli i tifosi, che continuano, giustamente, a pretendere rinforzi seri e non ragazzini o esuberi che non apportano né qualità né quantità.
Nel primo tempo abbiamo visto una sola squadra in campo: il Sassuolo, che ha dettato legge sul piano propositivo, mostrando padronanza nel gioco, anche se con poca incisività nelle finalizzazioni. Il Bari ci ha messo del suo perché gli emiliani potessero fare il bello e il cattivo tempo, mostrandosi fragile e impacciato nella fase di non possesso, permettendo agli avversari di entrare in area di rigore con una facilità disarmante. Il Bari ha sprecato qualche occasione, come quella capitata a Sibilli, che di testa ha centrato il palo esterno, e soprattutto con Lasagna su un cross degno di nota (l’unico) di Dorval, che però ha calciato senza convinzione a un metro dalla porta, con Satalino che ha deviato il pallone d’istinto.
Come ho scritto prima, nel Sassuolo a brillare come una stella d’agosto è stato Thorstvedt, che ha fatto letteralmente impazzire tre quarti dei giocatori baresi, incapaci di fermarlo, nemmeno con le cattive, tanto che è stato proprio lui a segnare. E il Bari, senza riuscire a giocare il pallone, è rimasto impotente ad osservare i neroverdi modenesi.
Poi è iniziata una seconda partita, ovvero dopo l’espulsione di Lovato al 35′, quando Lasagna, lanciato a rete su un contropiede di Sgarbi (subentrato a Sibilli infortunatosi al muscolo), viene trattenuto per la maglia appena fuori dal limite dell’area di rigore. Cartellino rosso e Sassuolo in dieci. Con un uomo in più, la regola non scritta è che si debba osare, quantomeno pareggiare e, perché no, cercare anche di vincere, anche perché di tempo ce n’era in abbondanza. Il Sassuolo allora decide di chiudersi a riccio, e lo fa molto bene, senza sbavature, da squadra organizzata e quadrata di altra categoria (molti dei giocatori hanno giocato in Serie A lo scorso anno). Il Bari affonda, detta legge e domina l’ultimo quarto d’ora del primo tempo e tutto il secondo tempo, agevolato anche dall’uscita di Thorstvedt, dando la sensazione che qualcosa potesse accadere da un momento all’altro.
Longo, quindi, mette in campo due purosangue baresi, Manzari e Bellomo, puntando sulla loro voglia e caparbietà davanti al loro pubblico. Il loro ingresso coincide con due gol annullati dal VAR, uno di Novakovic e l’altro di Mantovani (ottimo il suo esordio). Ma c’è ancora qualcosa che non funziona, probabilmente il ritmo partita, che lascia a desiderare, anche se il Sassuolo è ormai alle corde.
La stanchezza si fa sentire da entrambe le squadre, i riflessi cominciano a essere appannati, finché al 93′ arriva la zampata che riaccende le speranze dei tifosi, anche se in modo striminzito, poiché la posizione in classifica rimane sempre la stessa: ultima.
Moreno Longo a fine gara è stato chiaro. Senza tanti giri di parole, ha chiesto rinforzi di qualità, di personalità e di spessore, giocatori con una sana e robusta costituzione, capaci di elevare il tasso tecnico, e non certo ulteriori ragazzini in cerca di visibilità, né tantomeno scarti ed esuberi, in prestito, di squadre cadute in disgrazia. Certo, a tre giorni dalla fine del mercato, appare assai complicato accontentarlo, se consideriamo il mercato svolto fino ad ora. Ma lo pretende l’allenatore, e soprattutto lo pretende la piazza, che è ragionevolmente stanca di questa approssimazione e mediocrità, mentre la società non bada a spese per il Napoli e invece tiene a pane e acqua i tifosi baresi.
Male Dorval, ancora una volta insufficiente; bene Mantovani che, a naso, potrebbe aver tolto il posto a Obaretin, apparso ancora troppo acerbo; così così l’esperimento delle due (uniche) punte in rosa, compreso Olivieri; benino Sgarbi; senza infamia e senza lode Pucino e Vicari. Radunovic, a mio parere, continua a sembrare insicuro nelle uscite e nei momenti cruciali.
Certo, fa rabbia sapere che è il Bari a doversi preoccupare del Sassuolo, della Carrarese, del Mantova e di pressoché tutte le altre, e non il contrario.
Massimo Longo