Mercoledì 4 Settembre 2024, con la collaborazione della casa editrice Fandango Libri, l’Associazione Culturale Spine ha il piacere di ospitare l’autore Saif ur Rehman Raj che incontrerà il pubblico alle ore 18.30 nell’Officina degli Esordi, per presentare dal vivo il suo romanzo d’esordio “HIJRA“.
A moderare l’incontro, la docente, attivista e autrice Settenove, Marianna Di Gioia.
Per Saif c’è un prima e un dopo, il prima è l’infanzia a Rawalpindi, insieme ad Amma Shakeela, sua mamma, i due fratelli minori e la grande famiglia del nonno materno, tutti dentro la stessa casa con il cortile aperto da cui entra la pioggia e si vede il cielo, con la ritualità delle spezie e il cibo in comune, come anche i problemi; un dopo solitario a undici anni, quando Amma raggiunge Abba Shabbir, suo padre, in Italia, con i figli minori, il dopo sono i due anni di attesa prima di raggiungerli, esposto ai pericoli per il suo essere non conforme, perché Saif ama ballare, ama cucinare, ama pettinare i capelli delle cugine, tutte attività per “femmine”. Ma il dopo è anche l’Italia, il ricongiungimento con i genitori, a Belluno, accerchiato dalle montagne, lontano dagli odori conosciuti e dagli amici, sommerso dalla neve e dal pregiudizio che per la sua pelle e la sua cultura tutti gli cuciono senza rispetto addosso. Quando torna in Pakistan, lo accolgono come il nipote italiano, che non può rappresentare le tradizioni familiari. Entrambi i paesi prendono distanze da lui poiché non è “puro”. Troppo pakistano per gli italiani, troppo italiano per i pakistani, un apolide involontario, senza un paese che lo accolga e senza una famiglia che lo riconosca perché Saif è omosessuale, o come dice il padre, un hijra, un mezzo uomo da virilizzare a forza di botte. Come si conquista il diritto a definirsi in autonomia quando tutto ciò che ti riguarda sono etichette di altri? Come si disegna l’identità all’interno di un universo oppositivo? Saif lo capisce a Bologna, tanto poco italiana da essere pakistana, una città che gli ricorda casa anche se non la conosce, dove sceglie la propria appartenenza, dove si contamina e contamina le proprie relazioni, dove rinasce, complesso, a un tempo italiano e pakistano, dopo aver rotto tutti i vincoli tribali.
Saif ur Rehman Raja è nato nel 1994 a Rawalpindi (Pakistan), trasferito a Belluno a undici anni, vive a Bologna da quando ne ha venti. Si è laureato in Scienze Pedagogiche, con una tesi dal titolo Tradimento e gelosia nelle monogamie e non monogamie che ha vinto il Premio UAAR. In passato ha collaborato con l’Università di Bologna in progetti di ricerca sulle famiglie pakistane residenti in Italia, e attualmente è un dottorando di ricerca all’Università di Siena in Apprendimento e innovazione in contesti sociali e di lavoro. I suoi ambiti di ricerca riguardano principalmente la multiculturalità e la Critical race theory, con il focus sulle dinamiche di potere; sulle pratiche di razzializzazione come strumento della classe dominante (europea principalmente) per mantenere lo status quo della bianchezza. Segnalato, con questo romanzo, al Premio Calvino 2022, e finalista al Premio Calvino 2023 Racconti (con Un musulmano frocio).