Venerdì 13 settembre 2024 alle ore 20, presso “La Conceria della Parole. Giardino culturale” di Cavallino (Via Michele Silvestro, snc) per la rassegna “I cenacoli estivi 2024” curata dallo scrittore e giornalista Giuseppe Pascali si terrà un incontro poetico dedicato alla raccolta di esordio di Paola Maritati, «Lingua volgare» edita da Musicaos Editore. L’autrice leggerà alcuni brani del testo e dialogherà con l’editore, Luciano Pagano.
Alcuni giudizi su «Lingua volgare»
“Accade spesso che ritorni la domanda se la poesia serva a qualcosa ed eventualmente a che cosa. La prima risposta che viene è questa: a niente. Perché la poesia non è pane e non è acqua, non è la villa al mare, non è un suv, l’attico, il conto in banca, la barca; non è nulla su cui si possa investire, da cui si possa guadagnare. La poesia è una cosa inutile com’è inutile un notturno di Chopin, una figura di Caravaggio, una pietà di Michelangelo. La poesia dice la bellezza. Ma la bellezza non è potere, non ha potere. La domanda mi è ritornata incontrando in un libro di Paola Maritati, che s’intitola «Lingua volgare»”
[Antonio Errico, Nuovo Quotidiano di Puglia]
«Lingua volgare» è una raccolta colta, ricercata, riconducibile ad una lingua modernissima, ma anche a un vestimento originario (delle origini). Non deve ingannare il fatto che la poesia aulica e raffinata di Paola Maritati a volte sia inframezzata da qualche piccola dicitura lievemente scurrile. Lei sa creare un mix gustoso, allettante. Questa è poesia serissima. La voce dell’autrice è davvero alta, poiché lei sa muovere con maestria il registro dell’incanto e del disincanto.
[Marcello Buttazzo, S/Pagine]
Paola Maritati, contemporanea poetessa scapigliata. Un’opera poetica nutrita di pensiero conoscente, tra il registro epigrammatico-satirico, lo sberleffo dadaista a usi e costumi sociali, e una visione dell’amore amaro e feroce
[Mario Nanni, BeeMagazine]
«Lingua volgare», la raccolta:
«Lingua volgare» è la raccolta poetica esemplare dello stupore che genera la realtà e diviene verso in una scrittura dalla cifra stilistica tracotante, dal discorrere ripido. L’esordio poetico di Paola Maritati si muove in un terreno polisemantico dove la tenzone è accesa, brillante, tra poesia aulica e verso sconcio, nella ricerca continua di un punto di equilibrio in una forma che fa suoi alcuni modi della poesia italiana delle origini, per arrivare a spingersi in zone ipermoderne, invettive. «Le persone che hanno molta immaginazione naturalmente sono spinte a parlare ad alta voce», scriveva Pietro Verri, «… vi è però un che di scurrile in questo modo di esprimersi». Qui c’è una voce alta, dal tono “in levare”, che delinea personaggi archetipici, protagonisti di filastrocche per adulti e rime del disincanto, dove gli hashtag sono segnavia e allo stesso tempo indizi di smarrimento, tendono la mano nella costruzione di un filo rosso che coniuga modalità antiche e moderne, per poi ritrarsi lasciandoci un quadro organico, coerente. «Lingua volgare» è poesia che ci riporta all’istante immediato di una vita «qui e ora», con una radicalità da medioevo contemporaneo, sacro e profano, tra trivialità e ironia, sarcasmo e irrisione, con echi poetici dai Limerick, Rodolfo Wilcock e «Carmina Burana».
Paola Maritati, nata nel 1985 a Galatina, vive a Nardò. Laureata in scenografia teatrale e cinematografica all’Accademia di Belle Arti di Lecce, lavora nel teatro come scenografa, costumista e progettista teatrale. Firma progetti in campo sociale e artistico, collabora con varie cooperative impegnandosi maggiormente sui problemi legati all’immigrazione e alla lotta di genere sul territorio Pugliese. Appassionata d’arte, politica e fantascienza, ha lavorato presso l’Accademia Mediterranea dell’Attore di Lecce come Social Media Manager. Ha due figli, Cosimo e Alice.
(illustrazione di copertina di Andrea Moriero)
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