Il Gruppo dei Sette (G7) è un forum informale che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Al Gruppo partecipa anche l’Unione Europea, rappresentata ai vertici dal Presidente del Consiglio Europeo e dal Presidente della Commissione Europea. Negli anni G7 ha progressivamente ampliato i suoi obiettivi: da incontro ad hoc per discutere le sfide finanziarie si è trasformato in una sede più formale e profilata per affrontare le principali questioni globali dando così il via alle prime riunioni ministeriali tematiche, per approfondire argomenti specifici e introdurre riflessioni più articolate nelle sue decisioni. Le riunioni ministeriali svolgono un ruolo cruciale nel garantire un approccio coerente e articolato all’agenda del G7, fornendo una solida base per le discussioni tra i Leader. La prima Riunione ministeriale G7 dedicata ai temi della parità di genere (G7 Ministerial Meeting on Gender Equality) è stata organizzata nel 2017, a Taormina, sotto l’egida dell’allora Presidenza italiana del G7. Successivamente, ne hanno seguito l’esempio anche la Presidenza G7 francese del 2019, quella tedesca del 2022 e quella giapponese del 2023.
Il 1° gennaio 2024 l’Italia ha assunto la Presidenza del G7 per la settima volta nella sua storia, succedendo al Giappone, e la cederà al Canada il 31 dicembre 2024.
Il G7 Ministerial Meeting on Gender Equality 2024 si è tenuto a Matera dal 4 al 6 ottobre e, mentre i rappresentanti del Gruppo dei 7 hanno portato avanti diversi tavoli confrontandosi anche con il mondo dell’industria e della società civile, la Fondazione Pangea ha portato nella città dei Sassi le maggiori attiviste, le organizzazioni non governative e le responsabili politiche che si occupano di prevenzione, protezione ed empowerment delle vittime e delle sopravvissute, provenienti da diverse parti del mondo come India, Pakistan, Sud America, Iraq, Polonia, Francia, Italia.
La Riunione ministeriale di Matera ha assunto quale scopo principale l’avanzamento del dialogo e il rafforzamento della leadership del G7 nella definizione di soluzioni concrete per l’avanzamento delle pari opportunità e la protezione dei diritti di tutte le donne e le ragazze, compresi i gruppi più vulnerabili, nonché i diritti delle persone LGBTQIA+. Sono stati tre giorni completamente dedicati alla ricerca di strategie efficaci per promuovere l’empowerment delle donne, la loro piena partecipazione a tutti i settori del lavoro, dell’impresa e della vita pubblica, per una società più inclusiva e solidale.
Nel 51% dei paesi – rileva la commissione femminile UN Women -, esiste almeno una restrizione che impedisce alle donne di svolgere lo stesso lavoro degli uomini. Le donne occupate subiscono divari retributivi di genere pervasivi a causa della segregazione occupazionale, delle interruzioni di carriera e della discriminazione sul posto di lavoro, e sono maggiormente esposte all’impatto dell’intelligenza artificiale e dei pregiudizi di genere. La perdita economica dovuta al divario occupazionale di genere ammonta a 370 miliardi di euro all’anno mentre – scrive la Commissione europea -, il miglioramento dell’uguaglianza di genere potrebbe portare a un aumento del PIL fino a 3,15 trilioni di euro entro il 2050.
Tema molto caro alla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella, il calo delle nascite, che affligge tutti i paesi del G7, è stato affrontato anche durante la conferenza stampa a conclusione dei lavori durante la quale la Ministra Roccella ha ribadito la necessità di garantire l’autonomia economica femminile mettendo in campo iniziative che che possano sostenere un adeguato equilibrio tra vita privata e lavoro.
La promozione dell’educazione e delle professioni in ambito STEM, ancora oggetto di pregiudizi nei confronti della buona riuscita delle ragazze in questi ambiti, è stato un altro argomento affrontato in più occasioni durante la tre giorni, non solo dalla Ministra ma anche dai vertici di Confindustria (promotori del B7 del 5 ottobre) secondo cui l’economia del G7 deve lavorare sul gender gap e sul capitale umano, partendo proprio dalla formazione delle ragazze: è necessario e urgente investire nell’istruzione e nella formazione permanente per ridurre la disuguaglianza di genere, rimuovere le barriere che riducono l’accesso alle carriere. “L’empowerment femminile è fondamentale per migliorare la società e la prosperità economica” ha dichiarato Emma Marcegaglia, prima donna presidente di Confindustra dal 2008 al 2012 “Dobbiamo occuparci della partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, del lavoro di cura non retribuito nonché della disparità di pagamento. Abbiamo bisogno di cambiare la cultura generale, dobbiamo insistere sulle STEM e sulla conciliazione tra vita professionale e vita privata”.
Parallelamente ai lavori del G7, la Fondazione Pangea con la Rete Donne del Comune di Matera e Women without Violence International Foundation ha portato avanti tre giorni di testimonianze, confronto e workshop dedicati al tema della violenza sessuale e dei femminicidi, in zone di conflitto ma anche di pace durante il convegno dal titolo “Violenza sessuale e il femminicidio: una crisi tra persistenza e impunità senza confini” per riaccendere il dibattito per sottolineare l`urgenza di dare risposte immediate contro la violenza di genere e in particolare la violenza sessuale, inclusi i femminicidi, che rimangono un problema impunito in tutto il mondo e colpiscono le donne in ogni Paese.
Nonostante le numerose iniziative promosse da organi nazionali e internazionali, la violenza sessuale di massa è ancora protagonista dei contesti bellici. Solo nel 2021 si sono registrati 3.293 episodi documentati, ma i numeri reali sono molto più alti: si stima infatti che, per ogni stupro denunciato all’interno di un conflitto armato, vadano considerati in media tra i 10 e i 20 casi non documentati Questo implica che, nell’ipotesi più ottimista, i casi totali si aggirino tra i 30.000 e i 65.000. Per di più, le vittime sono spesso estremamente vulnerabili, con l’UNICEF che conta oltre 16.000 bambini e bambine nelle stime totali; e le “conseguenze psicologiche, legate alla salute fisica ma che anche investono le capacità sociali, lavorative, economiche, di libertà e futuro dei sopravvissuti, […] spesso hanno ricadute sociali per generazioni”, secondo il Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Michele Vigne. Alla luce di questo panorama desolante, lo stesso Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres si è espresso il 19 giugno in merito alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sessuale nei conflitti, sottolineando come “[siano] moltissimi i responsabili che non ne rispondono mai davanti alla giustizia. Troppo spesso lo stigma getta i sopravvissuti nella vergogna mentre gli autori delle violenze rimangono impuniti”. Guterres ha inoltre colto l’occasione per porre l’accento sulle implicazioni del divario tecnologico e digitale, sostenendo che “l’accesso alla tecnologia può mettere in guardia contro il pericolo, può aiutare a raggiungere luoghi di accoglienza per trovare sostegno e può permettere di documentare e verificare gli abusi come primo passo verso l’attribuzione delle responsabilità. Allo stesso tempo può però anche perpetuare la violenza, nuocere ai sopravvissuti e infiammare l’odio. Dobbiamo garantire che la tecnologia appoggi i nostri sforzi per prevenire ed eliminare questi crimini, anche attraverso un maggiore accesso e perseguendo le azioni compiute online”.[1]
L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo documenta che, nel conflitto in Tigray, le sopravvissute alla violenza sessuale in necessità di assistenza e supporto sono aumentate da 3,5 milioni nel 2021 a 6,7 milioni nel 2023. E sono ancora estremamente allarmanti i dati registrati in Ucraina, in Afghanistan, in Libia, in Siria, in Bangladesh, in Colombia, in Sud Sudan e in Palestina. [2]
Alla fine del congresso, la Fondazione Pangea e le sue ospiti hanno chiesto che i governi del G7 e quelli delle Nazioni Unite si impegnino in politiche di prevenzione e contrasto e si adeguino alle indicazioni che le Convenzioni Internazionali dispongono in maniera molto chiara.
Sul tema della violenza di genere la Ministra Roccella ha riportato il caso del 7 ottobre e delle violenze perpetrate durante l’attacco alle colonie israeliane come il prodotto di una qualità di violenza diversa, riprendendo la posizione dell’associazione francese Paroles des femmes “L’attacco di Hamas ha avuto delle caratteristiche programmate e precise, possiamo parlare per la prima volta di femminicidio di massa poiché ideato e messo in atto con lo scopo preciso di danneggiare i corpi delle donne in quanto tali. È necessario rafforzare gli strumenti internazionali per condannare i responsabili mentre per quel che riguarda la violenza domestica sono necessarie politiche di prevenzione, repressione, protezione delle vittime. La violenza economica è un tema strettamente legato alla violenza domestica ed è necessario mettere in campo tutti gli strumenti che possano dare alle donne la possibilità di uscita da entrambe queste forme di sopraffazione”. L’articolo 31 della Dichiarazione dei Ministri riporta l’impegno a “Migliorare le azioni volte a proteggere le donne, le ragazze e le persone LGBTQIA+ dalla violenza nella vita pubblica e nelle posizioni di leadership, compreso nella politica, nel giornalismo, negli sport e nei media, sia commessa offline che nell’ambiente digitale”.
Presente, infine, per la prima volta nel memorandum d’intesa sottoscritto al termine dei lavori del G7, il tema dell’equità nello sport e nell’accesso alle attività sportive, della valorizzazione delle donne in questo ambito che riporta all’articolo 41 “Ci impegniamo ad assicurare pari opportunità per donne e ragazze nelle attività sportive in tutti settori quali l’accesso, il coaching, l’allenamento, le competizioni, le remunerazioni e i premi, e riconosciamo l’importanza di competizioni sportive per tutte le donne e le ragazze basate sui pertinenti standard scientifici condivisi e trasparenti, regolati in maniera indipendente dalle istituzioni sportive al fine di evitare discriminazioni e avanzare le pari opportunità”.
Il pieno raggiungimento della parità di genere e il godimento dei diritti fondamentali da parte di donne e ragazze è tuttora una delle sfide più importanti a livello globale, essere coinvolti in appuntamenti di questo calibro è fondamentale per conoscere e capire le dinamiche di discriminazione e violenza che vengono perpetrate in tutto il mondo ma è ancora più importante, io credo, rimanere all’erta nella vita di tutti i giorni quando la violenza e la discriminazione non fanno rumore, quando anche noi mettiamo in atto comportamenti che riteniamo “normali” ma che molto spesso non sono altro che il frutto di pregiudizi e violenze incardinati nella nostra visione del mondo. Apriamo lo sguardo e sospendiamo il giudizio, lasciamo che ogni bambina, adolescente, donna, anziana, siano solo ciò che vogliono essere.
[2] Ibid.
Simona Irene Simona
Foto di Nicholas Berardo e GEAC Outreach