La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Catanzaro

Non so voi come la pensiate, ma io sono da sempre dell’avviso che il merito, alla fine, venga premiato. E il Catanzaro ha ampiamente meritato il pareggio. Ora, non è che, siccome il Bari si è procurato dieci occasioni da gol, sbagliandole, meritasse di vincere. Nel calcio, così come nella vita, chi sbaglia paga, e non c’è spazio per recriminazioni. In tal senso, riecheggiano le parole di Eschilo, secondo cui “la colpa commessa, pur tardi, paga il fio,” espressione che ben si applica sia alla vita che al calcio: se sbagli, paghi.

Il Catanzaro, tra l’altro, non mi sembra sia rimasto a guardare. Nei primi venti minuti del primo tempo ha messo alle corde il Bari, e negli ultimi venti minuti del secondo tempo, non solo ha pareggiato, non solo si è procurato almeno tre occasioni da rete, sbagliandole per fortuna del Bari, ma ha addirittura dato l’impressione che, se la gara fosse durata altri cinque minuti, il Bari avrebbe serenamente perso. E, a ben vedere, meritatamente, perché il Catanzaro è parso più squadra: più quadrato, più convinto dei propri mezzi. Al contrario, il Bari è apparso timido, mettendo il naso fuori soltanto in un paio di pericolosi contropiedi. Ma una squadra che gioca in casa non può e non deve limitarsi a tattiche da contropiede come facevano Bolchi e Trapattoni. Quando si gioca in casa, diamine, si deve fare la partita e lasciare agli avversari solo le briciole. E invece, non è andata così.

Siamo già a quattro gare in cui il Bari si è fatto rimontare dopo essere passato in vantaggio. Evidentemente, c’è un problema che, sebbene non gravissimo al punto da mettere in discussione la salvezza, va sicuramente risolto, perché bisogna imparare a gestire il vantaggio. Otto punti potenziali persi fanno rabbia. Pareggiare una o due partite su rimonta avversaria può starci, ma quattro, con prospettive simili, no. Credo, dunque, che la miccia ora passi a Longo, che deve capire come porre rimedio all’emorragia di punti persi.

Non sono un tecnico né un parente (il mio “ceppo” è di origini catanesi), ma un umile omonimo dell’allenatore del Bari. Tuttavia, quando il Bari va in vantaggio, vedrei bene Maiello in campo. Oltre a fare il “professore”, è molto abile a far passare il tempo quando c’è bisogno di addormentare la partita, ma anche in quei momenti cruciali in cui occorre mantenere strategicamente il possesso palla, piuttosto che cercare inserimenti che potrebbero sì creare pericolosità in area avversaria, ma al contempo aprire spazi per gli avversari. Va bene Maita e Benali, che oggi sembrano insostituibili per corsa, recupero palloni, possesso palla e assist (come quello straordinario di Maita per Falletti), ma una volta passati in vantaggio, credo che uno dei due, a malincuore e con tanto coraggio, debba essere sacrificato per Maiello. Ripeto, non sono un tecnico, ma in 62 anni di calcio qualcosa credo di aver capito.

Un altro aspetto verso cui punto l’indice nei confronti di Longo riguarda Falletti e Sibilli: sono fantasisti, giocatori che hanno bisogno di muoversi anarchicamente in campo. Non li si può costringere come dita dei piedi in un mocassino in un ruolo stretto come quello di mezzala, che peraltro non è il loro. Il rischio, infatti, è duplice: non risultano efficaci nei compiti affidati e rischiano di offrire prestazioni insufficienti. È come voler far giocare Vicari al posto di Dorval. (A proposito, finalmente un giocatore ritrovato grazie a Longo. E chi lo schioda più da quel ruolo?)

Da qui derivano le due prestazioni incolori. Forse solo Falletti ha mostrato qualcosa in più, ma nulla di che, se non quei due maledetti gol sbagliati. Troppo poco, perché da loro mi aspetto creatività, idee, spettacolo, errori, gioco, e non solo tiri in porta clamorosamente sbagliati. Non so voi. A mio parere, bisogna giocare con un solo fantasista, o trequartista che dir si voglia, e lasciarlo libero di esprimersi, come i classici numeri dieci che hanno fatto la storia del calcio, i famosi “dieci” genio e sregolatezza, ai quali devi dire: “Prendi il pallone e fai ciò che vuoi,” senza compiti specifici. Mi direte che Sibilli e Falletti non sono geni e nemmeno sregolatezza, ma al momento credo siano gli unici (sovrapponibili, ed è per questo che non possono giocare insieme) che potrebbero elevare il tasso tecnico della squadra, creando opportunità. Del resto, Falletti lo abbiamo ammirato quando ha giocato senza Sibilli. Sibilli, dal canto suo, non sta passando un bel momento, indipendentemente da Falletti, e spero si riprenda presto.

Capitolo Lasagna: da un giocatore come lui, con centinaia di partite in Serie A, altrettante in B, e qualche presenza in Nazionale, mi aspetto molto di più. Non posso e non devo vedere gol sbagliati, soprattutto quando sono facili. Da lui mi aspetto che faccia gol, punto. Va bene sbagliarne uno, ma che continui a sbagliarne tanti no. Qui mi ricollego al concetto iniziale: chi sbaglia, paga. Il sospetto è che Lasagna faccia il prezioso. Dovrebbe ridimensionarsi e accettare il ruolo di attaccante di categoria, come Coda, dimenticando l’abito azzurro della Nazionale o quello della Serie A.

Infine, parliamo dei cambi. Finora, i fatti hanno dimostrato che i cambi non sono quasi mai stati efficaci, almeno nei momenti di bisogno. Ci sono probabilmente dei limiti in panchina, o forse è solo una questione di tempo, chi lo sa. Ma io preferisco fare valutazioni su ciò che vedo oggi, e la situazione oggi, per me, è questa. Non so per voi.

Girando la medaglia, non si può negare che il Bari giochi e, a tratti, diverta. Certamente, molto è cambiato rispetto allo scorso anno, quando si arrancava, se tutto andava bene. Oggi il Bari c’è e lotta insieme a noi, ma c’è ancora tanto da rivedere.

Siamo solo alla nona giornata: il tempo per recuperare e correggere i compiti in classe c’è, a patto che si intervenga subito. Una squadra incapace di gestire il vantaggio farebbe bene a pensare solo alla salvezza, senza illudere nessuno. Se invece imparerà a fare il secondo gol, il terzo, o a gestire il vantaggio, allora potrà pensare alla parte sinistra della classifica. Ripeto, l’impressione è che quest’anno non dovremmo soffrire l’inferno. Un secondo incubo come “Terni” dovrebbe essere scongiurato.

Infine, una nota per farci due risate: il Catanzaro non aveva ancora segnato in trasferta. E ti pareva che il Bari non dovesse vestirsi da crocerossina, come ama fare dal 1908? Quest’anno, in effetti, non aveva ancora indossato l’uniforme da infermiere del 118.

Massimo Longo

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1 commento su “La settimana sportiva: l’analisi di Bari – Catanzaro

  1. piero manzari Rispondi

    Condivido in gran parte questa analisi. Sui fantasisti poi c’è da segnalare l’ingresso di Manzari, che a parte il merito dell’omonimia con il sottoscritto, non credo abbia messo in mostra particolari virtù, evidenziando semmai la scelta quasi strategica del doppio fantasista da parte del ns allenatore quando è uscito Sibilli. Una scelta quindi non casuale quindi il non aver inserito il Prof. Maiello. Rispetto all’anno scorso comunque ne corre. Quanto meno abbiamo un organico in attacco fra titolari e riserve e un portiere di ruolo.

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