Il Circolo Culturale Corte Sveva di Andria ha celebrato e fatto rivivere Alda Merini in una serata organizzata con la musica di Mariella Nava e le parole di Carlotta Proietti e Gabriele Zanini.
Mariella Nava cantautrice, interprete di classe, ha suonato pezzi di musica leggera italiana, ognuno dei quali costituiva un intermezzo al reading. Il pubblico era adorante, pieno di ammirazione. Ricordiamo la partecipazione della cantautrice tarantina al festival di Sanremo, i pezzi scritti per Ornella Vanoni, Loredana Bertè, Luigi Tenco e Andrea Bocelli. La sua interpretazione è stata centrale; senza di lei, senza le note del suo piano non ci sarebbe stato lo stesso coinvolgimento; il pubblico era preso, conosceva i suoi pezzi, alcuni spettatori hanno addirittura cominciato a cantare; è lei che ha forse decretato il successo della serata anche suonando, ben due volte, “Spalle al muro”, la canzone scritta per Renato Zero, il quale ha riconosciuto che l’interpretazione della cantautrice è la migliore esistente.
Lo spettacolo vero e proprio è stato dedicato alla mancanza di Alda Merini, ai quindici anni vissuti senza di lei, da quando, all’alba del 1 novembre del 2009, Alda Merini se n’è andata, all’età di 78 anni; gli attori, attraverso le letture, ci hanno introdotto alla vita della poetessa, dalla sua infanzia fino agli ultimi anni vissuti a Milano, i più fecondi da un punto di vista letterario.
Gabriele Zanini attore, diplomato al Dams, e Carlotta Proietti, attrice, cantautrice e figlia dell’indimenticato Gigi Proietti, sono stati delicati e insostituibili nella lettura delle poesie e poi, sempre con sentimento, di pezzi autobiografici; era come se si sentisse parlare la grande poetessa, il che creava una totale immedesimazione da parte del pubblico.
In realtà, l’opera letteraria e la vita della poetessa sono la stessa cosa. Alcuni testi nascono da necessità terapeutiche. La poetessa si descrive come una ragazza sensibile, poco compresa e isolata; dal carattere malinconico ma molto brava negli studi, lo studio era una parte vitale di sé. Il padre, colto e affettuoso, le regalò un vocabolario all’età di cinque anni e le spiegava le parole mentre era seduta sulle sue ginocchia; la mamma, invece era fredda, distante e severa, in un caso di ribellione la punì con delle percosse. Milano è bombardata, la gente impazzisce, la casa della famiglia Merini è distrutta. Alda e parte della sua famiglia, mancano il padre e la sorella, salta su un carro bestiame direzione le risaie di Vercelli. In un cascinale, che lei equipara a una stalla, vivranno per tre anni tra stenti ed un freddo boia. Tornati a Milano da Vercelli, a piedi e con un fagotto, Alda e la sua famiglia occupano un locale trovato vuoto.
La ragazza, a soli quindici anni, esordisce come autrice e torna a casa con la prima recensione di una sua poesia ma il padre non è entusiasta e la madre tenta di proibirle la lettura dei libri nella biblioteca paterna. Nel 1947, a soli diciotto anni, appaiono le prime ombre nella mente di Alda e fu internata, per la durata di un mese, con la diagnosi di disturbo bipolare. Molte donne, solo perché erano ribelli e insofferenti alle norme della famiglia, erano internate. Alda, negli anni della sua lunga permanenza nell’Ospedale psichiatrico, dal 1964 al 1972, era stata legata alle mani e ai piedi e sottoposta ad elettroshock. La poetessa dirà, nonostante tutto, di non aver mai abbandonato la speranza di essere felice.
Vincenza Amato
Foto di Vincenza Amato