Nelle “Notti di Stelle winter edition” della Camerata Musicale Barese brilla la luce di Noemi e della sua vita tra le sette note

All’interno del nutrito cartellone voluto dalla Camerata Musicale Barese, grazie all’impegno della Presidentessa Gianna Fratta e del Direttore artistico Dino De Palma, il cui impegno per questa stagione è quello di offrire un “manifesto artistico contro le etichette, le divisioni, le frammentazioni di generi, di linguaggi”, il calendario di “Notti di Stelle winter edition” ci ha proposto l’incontro con una delle cantautrici più amate dal panorama musicale italiano in una veste inedita.

In tutta la sua eleganza e dolcezza, Noemi, Veronica Scopelliti all’anagrafe, tenendoci per mano, ci ha raccontato parte della sua vita, attraverso i testi delle sue canzoni, svelandoci i suoi miti, i suoi sogni come anche la sua crescita, personale ed artistica. Ma anche il suo impegno sociale accanto a Fiorella Mannoia ed alla fondazione che quest’ultima presiede “Una, Nessuna, Centomila”, in cui convergono innumerevoli artisti che, attraverso numerose manifestazioni canore e non solo, promuovono la prevenzione ed il contrasto della violenza contro le donne, sostenendo i Centri Antiviolenza.

Il concerto, dunque, come manifesto per rimarcare il valore della “sorellanza” e del dovere che, secondo lei, ciascun artista ha di usare la musica quale strumento per raccontare e mettere in luce le zone d’ombra nelle quali a volte, consapevolmente o meno, purtroppo ci si imbatte, convinta che in tal modo si possa fare la differenza. Ed è così che introduce l’intima esecuzione della canzone simbolo di questa lotta resiliente nei confronti di un amore sbagliato: “L’amore si odia”, testo di un singolo certificato multiplatino scritto da Diego Calvetti e Marco Ciappelli inciso in duetto con Fiorella Mannoia e che ha raggiunto la vetta della Top Singoli e l’81ª posizione della classifica europea di Billboard (rivista settimanale statunitense dedicata alla musica che contiene alcune sezioni dedicate alle classifiche, considerate tra le più precise e dettagliate al mondo),  mentre il relativo video ha ottenuto una candidatura all’OGAE Video Contest 2010.

 La sua voce, dal timbro di fabbrica particolarmente graffiante, così come la sua capacità di presentarci, con la stessa bravura ed intensità, repertori pop, soul, jazz spesso nati dalla sua penna e tra le corde del pianoforte e della chitarra che suona indistintamente, ne fanno un’artista molto apprezzata; nella versione sinfonica all’interno del Teatro Petruzzelli, grazie all’accompagnamento della prestigiosa orchestra della Magna Grecia, diretta da Valter Sivillotti, che l’ha introdotta sulle note gioiose della canzone Makumba, ha esordito con il brano “Ti amo non lo so dire”, scelta per calcare il palco del Teatro Ariston in occasione della sua settima presenza al Festival di Sanremo.

La sensazione che ci accompagna per tutta la serata è quella di chi, seduto su un comodo divano, ascolta il racconto di un’amica dai modi dolci e gentili che vestita di una splendida luce ti parla delle sue piccole paure come quelle legate alla prima esibizione sul palco più famoso d’Italia che di colpo si tramutano nella prepotente voglia di godersi appieno quel momento, quell’esperienza unica, riservata a pochi e che, per nostra fortuna prende forma in esecuzioni potenti come “Per tutta la vita”, brano del cuore di Noemi, o “Briciole”. Su quest’ultimo, invece, ci confessa che le ricorda le innumerevoli ore trascorse a nutrirsi di Musica italiana, per lo più cantautorato italiano, grazie anche al padre che l’ha sempre incoraggiata,  ma è dal blues che lei è più attratta, ed in particolare da Marvin Gaye che omaggia intonando la mitica “I Head it through the grapewine”, pezzo sul quale il pubblico non riesce a non ballare, anche per la frizzante ed evidente energia che dal palco giunge a ciascuno di noi.

La nostra amica, che continua a comporre il puzzle del suo racconto, non tralascia di rivivere anche la sua prima volta su un palco per cantare e ri-cantare per noi quello che lei stessa definisce “il pezzo”, “Superstition” dell’intramontabile Steve Wonder. Ma la narrazione diventa più accorata quando, in un’atmosfera ormai ancor più intima, ci rivela che “ci sono canzoni che fanno di tutto perché accadano, che sono il sogno di una vita e oltre e che, come dice Vasco, nascono da sole..” come nel caso di “Sono solo parole”.

E’ evidente vi sia un filo conduttore nella scaletta di questa sera, come è evidente la voglia di Noemi di lasciare un segno indelebile attraverso le sue canzoni che ci illustra una per una: “Non ho bisogno di te”, infatti, è un manifesto per tutte le donne che hanno il diritto di scegliere la persona con cui condividere la vita, ed il dovere, verso se stesse, di non accontentarsi “perché tutti meritiamo di essere felici”. Ma anche “Guardare giù” racconta di una donna alle prese con le incertezze della relazione che sta vivendo, ma è una donna consapevole che guarda in faccia i problemi, abbastanza lucida e sicura di sé per sapere cosa sta rischiando a guardare giù, “con le gambe a penzoloni” seduta sul filo su cui è sospesa. In questo brano la voce della cantante è protagonista assoluta e procede sicura tra saliscendi di grande intensità che donano ancora più forza all’interpretazione, arricchita, senza dubbio dall’Orchestra della Magna Grecia che ha valorizzato le atmosfere di tutto il brano, così come quelle di tutti gli altri, i cui arrangiamenti sono stati curati dallo stesso Sivilotti insieme al Maestro Daniele Russo.

Con il bis, acclamato da un pubblico in piedi, Noemi si congeda suonando ed intonando al pianoforte a coda  una seducente ed incantevole versione di “Albachiara”, e di poi “Vuoto a perdere”, per omaggiare, questa volta, il suo amico Vasco Rossi, con il quale, esaudendo un suo sogno di gioventù, si è ritrovata a cantare e ad essere destinataria della canzone scritta per lei (dallo stesso Vasco e da Gaetano Curreri) “Vuoto a perdere”, dalle sonorità rock, fortunato testo scelto ed utilizzato nella colonna sonora del film “Femmine contro Maschi” (del 2011)  e del quale tiene a sottolinearne l’attualità del tema, legato al volere rincorrere una gioventù eterna quando in realtà la bellezza la si ritrova tra i segni del tempo che caratterizzano i nostri corpi, e nelle proprie “consapevolezze”, soprattutto quello delle donne.

Gemma Viti
Foto dalla pagina Facebook della Camerata

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