L’incantesimo della divina Miss Simone rivive in “Nina” by ‘Fanny & Alexander’ per il BiGX al Teatro Abeliano di Bari

Quando si è abituate e abituati alla frontiera, stranisce ritornare al classico, alle basi, ai primi amori. E così, di fronte a un festival che guarda a un libero futuro, riabbracciare Nina Simone è un passaggio che riempie il cuore. Anche questo è possibile al BiG, sempre con un occhio alle produzioni di qualità, che in questo caso hanno attirato pubblico da molte parti d’Italia.

Il BiG – Bari International Gender festival è il mese di cinema e arti performative su differenze di genere, identità ed orientamenti sessuali della città di Bari. Giunto alla sua decima edizione, il festival mantiene alta l’asticella dell’aspettativa artistica, non dimenticando mai, nel concetto sulla base del quale il festival è curato, la rivendicazione del corpo politico e dei diritti civili e sociali che da esso e su esso discendono. Il programma, codiretto da Tita Tummillo e Miki Gorizia, è promosso e organizzato dalla Cooperativa sociale AL.I.C.E. (Area Arti Espressive), sostenuto dal FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), Regione Puglia, PACT Puglia Culture a valere sul Fondo Speciale Cultura e Patrimonio Culturale L.R. 40/2016 art. 15 comma 3, Puglia Culture, Comune di Bari, dall’Ufficio Tecnico – Tavolo Tecnico LGBTQI del Comune di Bari, oltreché con la collaborazione con decine di interlocutori artistici, istituzionali e non solo.

“Nina” è una produzione della pluripremiata compagnia ravennate Fanny & Alexander, un appuntamento in collaborazione con ResExtensa, con la drammaturgia e i costumi di Chiara Lagani. In scena, la soprano e interprete statunitense Claron McFadden, in una mise che riporta in vita la Nina Simone che si esibì a Montreux nel 1976, nell’abito, nella pettinatura e nell’elegante collana di perle.

La vita di Eunice Kathleen Waymon, così era nota all’anagrafe Nina Simone, dietro quelle perle celava contraddizioni che non ammettevano sintesi: dotata di una dote pianistica classica fuori dal comune, le furono negate le aule dei conservatori in quanto nera. Malgrado le luminose soddisfazioni da compositrice e cantante blues, l’attivismo, nato da quel peccato originale, non poté covare a lungo sotto la cenere, spingendola perfino a vivere in Liberia.

McFadden ripercorre i successi politicamente più significativi della lunga e accidentata carriera di Nina Simone, da Mississippi Goddam a Backlash Blues, fino al bis di “I put a spell on you”, indimenticabile successo planetario supercoverizzato, e I shall be released, con cui omaggia un’altra interprete con Mamma Africa nel cuore, ossia Miriam Makeba. Poco spazio è concesso alle sofisticazioni musicali, se non a un pianoforte che sembra suonato dallo spirito di Nina e a un rumore maggiore a sottolineare le rivendicazioni.

Sarebbe stato bello riabbracciare Nina Simone, dirle che finalmente tutte e tutti capiamo che la discriminazione originaria che la colpì non l’ha mai abbandonata, dirle che qualcuna di noi finalmente ce la fa (troppo lentamente), che stiamo ricadendo invece repentinamente in un’epoca colonialista, oscurantista, segregazionista e bigotta, che lei deve continuare a lottare con noi. “Nina” ce ne ha data l’opportunità.

Beatrice Zippo

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