La magia de “Il lago dei cigni” della prestigiosa “Roma City Ballet Company”, in cui risplendono nel ruolo dei protagonisti Maria Yacovleva e Dinu Tamazlacaru, ha superbamente inaugurato la Stagione 2024.25 del Teatroteam di Bari

La XXX Stagione 2024-2025 del Teatroteam di Bari si è inaugurata con uno dei balletti di repertorio classico più celebri, più iconici e più rappresentati in tutti i teatri del mondo sin dal 20 febbraio 1877: Il Lago dei Cigni, musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij tra il 1875 ed il 1876, noto anche per le abilità richieste agli interpreti per affrontarne le difficoltà tecniche, andato in scena nella versione dell’ensemble della Roma City Ballet Company firmata da Luciano Cannito, basata sulle coreografie originali di Marius Petipa datate 1895.

La storia, che l’autore trae da diverse fiabe popolari russe e tedesche, è ambientata in Germania e narra di una triste storia d’amore tra il Principe Siegfried e la bellissima Principessa Odette che, per aver negato il suo amore al perfido stregone Rothbart in favore del principe, ne subisce il sortilegio, costretta a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco per recuperare quelle umane dopo la mezzanotte insieme alle altre sue compagne. E così, in occasione di un ballo al castello di Sigrif, che viene organizzato dalla Regina madre perché suo figlio scelga una sposa, appare Rothbart (un bellissimo ballerino vestito di nero e con un drappo a celare le sue vere sembianze di stregone) che gli presenta la figlia Odile, vestita da cigno nero in modo da apparire simile all’amata Odette. Sigfrid, dopo aver ceduto alla bellezza di colei che sembrava il suo unico amore, capisce di essere stato raggirato dal mago ed aver tradito la fiducia della sua amata che raggiunge al lago dove la vera Odette nel frattempo era corsa per togliersi la vita. A seguito del perdono del puro cigno bianco, l’incantesimo si scioglie, sicché Rothbart è costretto a scatenare una tempesta nella quale però, nella versione con lieto fine voluta da Cannito, esso stesso trova la morte, affogando.

Lo sfondo scenografico di questa eterna storia romantica è assolutamente innovativo giacché Cannito fa uso di pareti video – i LedWall – sulle quali scorrono le ambientazioni che compongono le scene all’interno degli odierni due atti, e lo fa utilizzando l’Intelligenza Artificiale cui è stato affidato il compito di individuare e riprodurre i differenti luoghi in cui si sviluppa la storia, sulla scorta delle numerose informazioni che nel tempo hanno dato vita alle differenti messe in scena. L’effetto della spettacolarizzazione ad opera di questa nuova strategia scenografica è assolutamente efficace e coinvolgente in quanto conferisce, a molte delle scene, una profondità reale nella quale si muove la numerosa e brillante Compagnia Roma City Ballet, che ne diventa parte integrante e che ancor più risalta, impreziosita dai costumi raffinati in perfetto stile ottocento.

Quanto ai protagonisti, in questa edizione, a Dinu Tamazlacaru è affidato il ruolo maschile del principe Sigrifid che non mostra alcuna difficoltà nei potenti “grand pas de deux”, culminati nella seconda e terza scena insieme al convincente mago Rothbart, cui però non è richiesto, coreograficamente, lo stesso impegno.

L’incantevole e bellissima Maria Yacovleva, invece, interpreta il confronto tra la purezza del cigno bianco e l’oscurità del cigno nero, e lo fa magnificamente, dandoci prova della sua maestria ed abilità, affrontando con sovrumana naturalezza gli spettacolari “fouettés”. La velocità è tale che non riusciamo a fare la conta delle innumerevoli ‘frustate’ della Yacovleva, cosa nella quale, in genere, gli appassionati del balletto si cimentano per valutare la bravura del ballerino cui è richiesta particolare resistenza fisica, anni di esercizi nelle gambe e talento.

Ma gli interpreti hanno vieppiù mostrato talento drammatico, di fatto mantenendo inalterata l’espressività delle coreografie del maestro Cannito, tese a rendere fluidi e avvincenti i passaggi e le relazioni tra il corpo umano e le movenze dei cigni, come Petipa aveva immaginato prima di lui.

Quanto alle magnifiche musiche, che ricordiamo essere state scritte dall’illustre compositore russo per divertire i suoi nipoti durante una vacanza accompagnandole con una piccola coreografia, nulla possiamo aggiungere alla potenza evocativa che ormai generano nell’immaginario collettivo sin dalla prima battuta della partitura.

L’unico rammarico rinviene dal non avere, anche questa volta, potuto apprezzare pienamente una pietra miliare del balletto classico come questa accompagnata da un’orchestra dal vivo ad enfatizzare la lotta tra il bene ed il male.

Gemma Viti

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