Con il suo “Vene d’inchiostro”, Vittoria Defazio analizza la fine di due amori, l’amicizia, i ricordi, la grammatica, la mappa e la sintassi dei sentimenti

Ho letto, anzi ho divorato, il libro di Vittoria DefazioVene d’inchiostro” durante le feste natalizie e quando lo chiudevo per stanchezza dei miei occhi, restavo con la voglia di rileggere questa bellissima storia d’amore e di amicizia, un amore finito contemporaneamente fra due amiche, il sentimento dell’amicizia e il ricordo incancellabile della stagioni della nostra vita. Ha detto l’Autrice che ha “scritto” i suoi personaggi con il sangue delle sue vene, sicché ben si comprende il significato del titolo e ben si comprende l’entità e la forza dei personaggi.

Scivola il testo e come scivola la lettura di queste 150 pagine! E perché scivola? Per quanto mi riguarda per una serie non banale di motivi:
– per le assonanze, non poche, e la coralità di “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg da me letto negli anni 60 circa;
– perché ho ritrovato in queste 150 pagine gli elementi che rappresentano il DNA di un storia d’amore e di amicizia.

In ogni libro, per dirla brevemente con Schopenhauer, c’è la “mappa”, la “grammatica” e la “sintassi” dei propri sentimenti:
– la “mappa” è la tabula rasa della nostra anima in cui viene scritto tutto ed il contrario di tutto;
– la “grammatica” dei sentimenti non è altro che quello che noi apprendiamo dai nostri genitori, dai nostri maestri, insomma dalle persone che ti sono vicine nel percorso dall’infanzia fino alla fine della adolescenza. Attenti: non quello che i nostri genitori, i nostri amici di infanzia e di adolescenza ti “insegnano”, ma quello che noi apprendiamo oggettivamente ed inconsapevolmente. Insomma la nostra gioventù, la nostra adolescenza.
– la “sintassi” dei sentimenti non è altro che quello che noi abbiamo appreso durante la nostra vita, dopo aver vissuto l’infanzia e l’adolescenza sulla base di quello che ci è stato insegnato ed impresso nella nostra anima, nel nostro profondo sentire,  a volte inconsapevole.

La sintassi dei sentimenti è in definitiva la rappresentazione delle stagioni irreversibili ed  irripetibili della nostra vita dove il finale c’è ed è sicuramente policromo.
C’è l’incontro d’amore tra un uomo ed una donna.
C’è la fine dell’incontro tra due esseri, ma resta sempre l’amore.
C’è l’amicizia, un sentimento che è superiore all’amore.
C’è la condivisione e la complicità di storie e di ricordi.

E questo con tanti personaggi femminili e maschili che concretamente danno coralità, come ho detto, all’intero romanzo, che ti girano attorno, di cui tu senti il fiato soffiare nelle tue orecchie per quello che ti sussurrano. Figure femminili descritte con dolcezza  e nello stesso tempo con fermezza a tutto tondo. Ma anche i maschi vengono descritti per quello che sono cioè affetti da un maschilismo e/o patriarcato inconsapevole, con il loro difetti (molti) e i loro pregi (pochi) che fanno comunque parte integrante della nostra vita  nel bene o nel male.

Bisognerebbe fermarsi un po’, sentire l’ingombrante soffio del disordine felice di tutti i personaggi, andare “oltre” e fermarsi ancora una volta a riflettere cosa è stato quell’andare oltre la nostra giovinezza, quel “to go beyond”: le trascorse, irreversibili ed irripetibili stagioni della nostra vita che non ritorneranno più.

Mi sovvengono a questo punto due/tre personaggi importanti della letteratura e della filmistica mondiale.
La Natascia di “Guerra e pace“, fanciulla eterea follemente innamorata del suo principe destinato a morire in guerra (il primo amore non si scorda mai e il secondo?) nella prima parte del romanzo e la ragazza finale che sposa l‘insignificante Pierre (lei stessa così l’aveva definito), che poi insignificante non é, ed è molto innamorata di lui tanto è vero che é preoccupata per i suoi ritardi, gli fa scene di gelosia, accudisce ed educa i propri figli.

E i protagonisti della scena finale del film “Before midnight” (che ha come sfondo l’incantevole insenatura di Kalamata), dove Jesse e Celine, dopo una litigata a rischio di rottura del loro lungo tormentato incontro, parlano tra di loro di vecchiaia e Jesse che sussurra a Celine che lui è quello di tanti anni prima e che sarà sempre il Jesse di allora.

Insomma l’amore per sempre, la costanza della ragione coniugata con le stimmate del cuore e dell’anima ovvero la cultura della vita e della libertà.

Nicola Raimondo

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2 commenti su “Con il suo “Vene d’inchiostro”, Vittoria Defazio analizza la fine di due amori, l’amicizia, i ricordi, la grammatica, la mappa e la sintassi dei sentimenti

  1. Vittoria Defazio Rispondi

    Chiarissimo Professor Raimondo, La ringrazio per le Sue parole illuminanti dedicate al mio ” Vene d’inchiostro”.
    Con la Sua lettura profonda, sfoglia non solo gli strati del detto, ma anche dell’implicito. Soffermandosi sulla “mappa”, sulla “grammatica” e sulla “sintassi” dei sentimenti, mi fa dono di un’analisi interpretativa che apre le porte ad una ulteriorità densa del Suo sguardo colto. Le sono profondamente Grata.
    Vittoria Defazio

  2. Vittoria Defazio Rispondi

    Chiarissimo Professor Raimondo,
    La ringrazio per le Sue parole illuminanti dedicate al mio “Vene d’inchiostro”.
    Con la Sua lettura profonda, sfoglia non solo gli strati del detto, ma anche dell’implicito. Soffermandosi sulla “mappa”, sulla “grammatica” e sulla “sintassi” dei sentimenti, mi fa dono di un’analisi interpretativa che apre le porte ad una ulteriorità densa del Suo sguardo colto.
    Le sono profondamente Grata.
    Vittoria Defazio

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