Caso Botteri: perché “Striscia la notizia” mente (sapendo di mentire)

Come è ormai noto, giovedì 28 maggio Striscia la Notizia ha mandato in onda un servizio su Giovanna Botteri, corrispondente Rai in Cina.
Il servizio è accompagnato dalla voce della presentatrice Michelle Hunziker, la quale esordisce affermando che la giornalista, nei giorni precedenti, era stata presa di mira da alcuni spettatori che avevano “notato la sua immutabile mise”. Tale osservazione viene poi confermata con una carrellata di immagini dei collegamenti dell’inviata, sino ad arrivare al collegamento del 24 aprile, in cui Giovanna Botteri indossava qualcosa di diverso. La voce di Michelle commenta “ha voluto stupire tutti e ha preso una grande decisione”. Appare, quindi, Giorgio Gaber che canta “quasi quasi mi faccio uno shampoo” (dalla canzone “Lo shampoo” del 1972).
“Sì, si è presentata agli spettatori del Tg Uno più bella e superba che pria” − afferma la Hunziker, citando Petrolini – “in risposta a tante frecciate velenose di cui, evidentemente, ne aveva fin sopra ai capelli”.
Riparte, poi, in sottofondo la canzone di Gaber, mentre sullo schermo vediamo la giornalista immersa in una vasca da bagno cartoon.
Alla fine del servizio, Gerry Scotti conclude: “Brava, brava Giovanna. Vai avanti così nel tuo importante lavoro e non badare a chi sta a guardare il capello”

È iniziata così una guerra tra tastiere, che ha visto scendere in campo anche l’inviata Rai che ha deciso di rispondere agli attacchi degli haters e al servizio di Striscia la Notizia:
“Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno. O dovrebbero avere secondo non si sa bene chi…
Qui a Pechino sono sintonizzata sulla BBC, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi.
Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio.
E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono.
Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista.
A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo.
Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere.
Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano.
Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne”.

Pur registrando le successive dichiarazioni della signora Hunziker, da cui in molti si attendevano formali scuse – al momento non pervenute – nei riguardi della giornalista, anche e soprattutto in virtù del ruolo primario di fondatrice e rappresentante svolto dalla presentatrice all’interno della Fondazione Doppia Difesa, organismo nato nel 2007 per, come si legge sul sito, «svolgere la sua attività su un duplice binario, psicologico e giuridico, credendo anche nella necessità della sensibilizzazione, perché la violenza contro le donne è una conseguenza delle discriminazioni di cui sono vittime, in casa e sul posto di lavoro», ma ancora dai contorni indefiniti, dato che da molte utenti è stato già tacciato di inattività o, perlomeno, scarso interesse nei confronti di quante vi si rivolgono, in questa sede vorremmo soffermare la nostra attenzione sugli aspetti della vicenda che attengono il mondo della comunicazione.

La trasmissione di Antonio Ricci scrive in un comunicato stampa del 2 maggio:
“Striscia fa un servizio a favore di Giovanna Botteri, ma molti commentatori da bar che esprimono opinioni per sentito dire scrivono che ce la siamo presa con lei.
[…]
Dopo il servizio andato in onda nella puntata di Striscia il 28 aprile scorso, dove si dava conto della fresca messa in piega dell’ottima Giovanna Botteri, siamo stati accusati di aver fatto volgare ironia sul suo aspetto fisico. 
In realtà è da tempo che su alcuni media e nei social Giovanna Botteri viene presa di mira per il suo look, a detta di molti non particolarmente curato. E il servizio di Striscia partiva proprio da questo per mostrare come Giovanna nell’ultimo collegamento da Pechino avesse sfoggiato una nuova pettinatura, quasi a smentire le critiche malevole piovutele addosso. 
Insomma, parliamo di cose serie e certamente il bodyshaming lo è e va combattuto con ogni mezzo, ma non confondiamolo con una messa in piega”.

Ciò che stupisce è come all’interno del comunicato stampa venga ignorata una componente predominante del servizio: le immagini. Proprio l’immagine, che nel caso dei collegamenti della Botteri è analizzata e commentata, nel caso del giudizio del servizio di Striscia viene tralasciata. Sebbene all’interno della trasmissione venga sminuito il parere degli haters e di coloro che badano solo all’estetica, la clip, visivamente e musicalmente, comunica altro e allude alla trascuratezza e alla presunta mancanza di igiene della giornalista. Il potere delle immagini è al pari di quello della parola e chi fa dei media il suo strumento di lavoro lo sa bene.

Le immagini sono interpretazioni della realtà e la rappresentano, sono linguaggi e pertanto sono messaggi.
Era il 1967 quando Marshall McLuhan già scriveva “Il Medium è il Messaggio”.

E chi sguazza nel mondo dei media dovrebbe anche tenere ben a mente la viralità dei contenuti in epoca digitale. È stato giusto all’inizio del servizio informare lo spettatore degli attacchi che la giornalista stava subendo, ma immagini e musiche potrebbero aver fomentato quelle offese. I contenuti audiovisivi non si fermano più sul piccolo schermo come accadeva nel 1988. Continuano a vivere per sempre e ovunque si voglia, cadendo anche nelle bacheche dei “commentatori da bar” e moltiplicando gli insulti pre-esistenti.

Tutto è immortale.
Basti pensare all’Accadde oggi o Ricordi di Facebook per rendersi conto di quante volte possiamo rivivere il passato e non solo nella nostra intimità, ma con centinaia e centinaia di “amici” o “amici di amici” che possono accedere ai nostri post. I social non dimenticano, non cancellano. La vita del quotidiano si prolunga. Noi continuiamo a vivere sulla rete anche quando non ci siamo. Il nostro alter ego social, continua a vivere ricevendo commenti, like, cuori, anche mentre corriamo a lavoro o piangiamo o baciamo qualcuno. Per il mondo social noi siamo paralizzati in quell’immagine pubblicata e che non è esattamente ciò che viviamo.
Spesso è l’opposto.

Da veterana qual è Striscia nell’ambito della comunicazione, sarebbe, quindi, interessante poter leggere un comunicato stampa inerente il materiale audiovisivo utilizzato “a favore di Giovanna Botteri”.

Elisabetta Tota

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