Che bello il matinée della libreria Roma di Bari con “Imprinting Music. Il jazz in libreria”

Una bella idea quella di organizzare incontri musicali mattutini, sfruttando dei contenitori culturali presenti nella nostra città. L’intuizione di Daniela Gagliano è stata quella di mettere a disposizione gli spazi della Libreria Roma a Bari per incontrarsi anche di mattina per ascoltare buona musica, condividere un caffè ed una fetta di torta e scambiare due chiacchiere. Parte così la rassegna “Imprinting Music. Il Jazz in Libreria”, con la Direzione Artistica di Gianlivio Liberti, e che vuol creare un accostamento tra musica e letteratura. La Libreria Roma si conferma un luogo privilegiato per nuove proposte, con la certezza che questo è solo l’inizio.

La rassegna ha preso avvio con quattro musicisti davvero speciali. Gianlivio Liberti, Direttore Artistico e batterista, è riuscito a coinvolgere musicisti di tutto rilievo, primo fra tutti Roberto Ottaviano al sax soprano. Come noto a tutti, questo straordinario musicista, per la seconda volta è stato proclamato dalla rivista specializzata Musica Jazz, il miglio musicista italiano per il 2024 (aveva già vinto il referendum per il 2022). La cosa davvero bella, per questo musicista, è il suo attaccamento alla sua città, proponendo mille occasioni di ascolto, ma sempre diverse una dall’altra. Ascoltare i suoi assoli è sempre un piacere. Mai ripetitivo.

Gianlivio Liberti, classe 1972, è un batterista barese. All’età di 9 anni intraprende lo studio del pianoforte classico per tre anni con il fu M° Civera. A 12 anni si dedica allo studio della batteria, strumento che non abbandonerà mai più. Prende per lungo tempo lezioni di batteria jazz dal M° Benny Forestiere (docente di percussioni e batteria presso il conservatorio N. Piccinni di Bari). Per due anni frequenta le sessioni invernali di Siena Jazz sotto la guida di Stefano Battaglia, Paolino Dalla Porta e Fabrizio Sferra, dove consegue il diploma di alta specializzazione per musicista jazz. Partecipa a numerosi seminari e masterclass con Gene Jackson, Elvin Jones, Bobby Durham, Billy Drummond, Roberto Gatto, Fabrizio Sferra, Harvey Schwartz, David Liebman, Dado Moroni, Agostino Marangolo,  Stefano Battaglia, Ettore Fioravanti, Walter Calloni, Delfeayo Marsalis, Massimo Manzi, solo per citarne alcuni.

Adolfo La Volpe è un polistrumentista, improvvisatore, compositore, sound artist. Ha studiato tra gli altri con Mick Goodrick, Joe Diorio, John Scofield, Pat Metheny, Barney Kessel, Joelle Leandre, Carlos Zingaro, Jean Derome, Joanne Hetu, Markus Stockhausen e Gianni Lenoci, sotto la guida del quale ha conseguito il diploma accademico di II livello in discipline musicali – musica jazz presso il Conservatorio di Monopoli, ed inoltre un master di I livello in “musica jazz e nuovi linguaggi musicali”. Pratica e studia inoltre alcune musiche di tradizione e gli strumenti musicali ad esse correlati (oud, chitarra portoghese, irish bouzouki, saz turco, banjo, cetra corsa, etc.).

E’ attualmente membro di numerosi ensembles attivi in ambiti artisticamente diversi (primo fra tutti i Radicanto), dalla musica di derivazione jazzistica alla world music, dalle musiche di tradizione al rock ed all’improvvisazione radicale, ed inoltre della compagnia di danza “Qualibò”, per la quale –oltre a comporre ed eseguire le musiche di scena- si è occupato della direzione musicale del Festival “Visioni di (p)arte”, nonché della sezione danza del Teatro Comunale di Ruvo di Puglia.

Ha tenuto concerti in Italia e all’estero, Ha inciso, tra progetti personali e collaborazioni, una cinquantina di cd, pubblicati da etichette discografiche italiane, olandesi, inglesi e canadesi, e suonato, tra gli altri, con Eugenio Colombo, Gianni Lenoci, Steve Potts, Stefano Battaglia, Daniele Di Bonaventura, Pino Minafra, Paolo Damiani, Michele Rabbia, William Parker, Karl Berger, Kent Carter. Ha composto ed eseguito musica per danza contemporanea, teatro, cinema. In questa occasione abbiamo avuto modo di apprezzarlo in un contesto elettrico, non consueto, ma ha dimostrato ampia padronanza.

Pierpaolo Martino è professore associato di Letteratura Inglese presso l’Università di Bari. Si occupa di studi culturali, di Wilde studies, di letteratura modernista e contemporanea, e dei rapporti tra letteratura e musica. Ha pubblicato studi di argomento letterario, musicale e cinematografico su autori quali Shakespeare, Oscar Wilde, Virginia Woolf, Colin MacInnes, Alan Sillitoe, Philip Larkin, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Salman Rushdie. È autore di sei monografie: Virginia Woolf: la musica del faro. Pagina e improvvisazione (2003), Down in Albion. Studi sulla cultura pop inglese (2007), Mark the Music. The Language of Music in English Literature from Shakespeare to Salman Rushdie (2012). La Filosofia di David Bowie. Wilde, Kemp e la musica come teatro (2016) e Wilde Now. Performance, Celebrity And Intermediality In Oscar Wilde (2023) e curatore di Exodus, Studi sulla Letteratura Anglo-Caraibica (2009) e Words and Music, Studi sui rapporti tra letteratura e musica in ambito anglofono (2015).

Svolge inoltre attività di compositore e performer, in qualità di (contrab)basista, in ambito improv, jazz e post-rock in ensemble Anglo-italiani quali The Dinner Party (con Vlad Miller e Adrian Northover) e Frequency Disasters (con Steve Beresford e Valentina Magaletti) e in duo con il chitarrista Dave Tucker (The Fall). Verlo all’opera, con il suo basso (o contrabbasso che sia) è sempre un piacere, ma posso immaginare che per i suoi alunni sia il professore che tutti vorrebbero avere.

Titolo dell’evento era Chromatic Spies, prendendo spunto da film che parlano di intrighi internazionali e noir in genere. Dopo il primo brano, Twin Peaks, tutti gli altri non sono stati volutamente presentati per coinvolgere il pubblico nella loro identificazione, come si conviene per coloro che sono dotati di lente di ingrandimento alla ricerca di indizi. Alcuni sono stati facilmente individuati (il Clan dei Siciliani e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Morricone, Goldfinger, Agente 007-Si vive solo due volte). L’identificazione di altri è stata un po’ più complicata, con un cenno ad Ascensore per il patibolo, sfociata poi in Lullaby from Rosemary baby (sempre se le mie indagini sono corrette).

Una bella giornata. Ottima musica. Musicisti squisiti. Accoglienza senza pari. A questo punto non vediamo l’ora di vivere il prossimo appuntamento. Il cartellone proseguirà domenica 23 febbraio (sempre alle ore 11) con “Singing Chet”, un omaggio di Guido Di Leone, Francesca Leone e Fabrizio Gaudino dedicato ai brani cantati dal grande Chet Backer. Ma occorre prenotare in tempo. I posti sono limitati, ma di questo, nessuno è colpevole.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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