Metti una sera tiepida d’ottobre, di sabato, in un piccolo teatro della città, perfetto con le sue atmosfere calde e ovattate per le musiche ora struggenti, ora appassionate, della leggenda Ennio Morricone.
Incanto prezioso. Come prezioso per questa città è il sentiero – solo apparentemente interrotto durante il lockdown – tracciato ormai dodici anni fa e magicamente riaperto per fedeli appassionati ascoltatori dal manipolo intrepido dei fondatori-promotori dell’Associazione “Nel gioco del jazz” di Bari.
“Think positive” è il titolo incoraggiante della Rassegna 2020/’21.
L’Associazione infatti ha ripreso sin dalla scorsa estate ad accompagnare con cose belle i suoi amici fan, come ha avuto modo di dire nella conferenza stampa – che ha visto anche la presenza del presidente Donato Romito, del coordinatore, il Maestro Pietro Laera, e dell’addetto stampa (e nostro direttore) Pasquale Attolico – il direttore artistico dell’Associazione e della rassegna, il Maestro Roberto Ottaviano.
Questo piccolo-grande osservatorio di bellezza lavora tutto l’anno – e da anni (questa è la XII volta che il gioco si rinnova!) – per creare una comunità che attraverso la musica sa ritrovare nuove relazioni amicali e per espandere l’interesse culturale che parte sì dalla musica ma investe una serie di altri interessi – tra poesia e letteratura – che sono in grado di elevare lo spirito oltre il degrado che ci attanaglia: non a caso l’Associazione si spende nelle periferie della città, abbracciandole con cose nuove che hanno il sapore buono di un riscatto. “La musica cuce – ribadisce convintamente Ottaviano – oltre che intrattenere, cuce il tessuto della comunità, del suo volto più significativo e profondo e della socialità, attraverso qualcosa di magico che ci aiuta senz’altro a vivere meglio”.
Il primo dei concerti – incipit di un programma di tutto interesse – è stato un doveroso tributo al Maestro Morricone, che questo disastroso 2020 si è portato via: “La leggenda di Ennio Morricone”, un concerto con proiezioni cinematografiche, ha visto come protagonisti Giuseppe Nova al flauto traverso e Luigi Giachino al pianoforte (suoi anche gli arrangiamenti delle partiture originali). Il dipanarsi del nastro morbido e vellutato delle musiche del Maestro ha accarezzato occhi stupiti e orecchi attenti degli astanti. Anche dei due bimbi, seduti alle mie spalle.
Da The Mission suite – Gabriel’s oboe a Una pura formalità, passando da C’era una volta il
west e C’era una volta in America, l’ascoltatore-spettatore, nell’accogliente sala del Teatro Forma di Bari, ha rivissuto il miracolo delle musiche indimenticabili e delle scene dei film che quelle musiche hanno accompagnato e dalle quali musiche quelle scene non possono più separarsi.
Il concerto è nato come evento per festeggiare nel 2018 i novant’anni del Maestro: la prima copia del cd, come dono di riconoscenza infinita, è stata posta delicatamente dai due musicisti direttamente nelle mani prodigiose del Maestro. Mani di “artigiano della musica” – come ha detto qualcuno – il figlio del trombettista, che da bambino scambiava sacchi di trucioli della falegnameria dello zio con un chilo di pane del fornaio.
Uno capace con tre note, tre, di inventarsi motivi indimenticabili, condotti nella loro purezza adamantina dalla dolcezza del flauto splendente d’oro di Giuseppe Nova, elegante e ferma al tempo stesso. E dalla sagacia compositiva del pianoforte di Luigi Giachino, entrato anche in dialogo con il pubblico con leggerezza confidenziale a raccontare del Maestro e a dare ragione degli intrecci emozionanti e incantevoli musicali e filmici.
Ascolti quella musica, rivedi quelle scene da Clint Eastwood a Marcello Mastroianni e pensi che “abbiamo cose meravigliose senza avere fatto nulla per meritarle. E basta guardarle certe cose e ascoltarli certi suoni per convincersi che hanno la forza di un vaccino. E che non è ancora nato un nemico tanto forte da cancellare un capolavoro: l’armonia è la cura, il disinfettante universale. Qualcuno ha scritto che per sapere quanto un uomo sia ricco, occorre chiedergli quanta bellezza abbia vissuto. Noi, chi più chi meno, siamo ricchi abbastanza per resistere ancora a lungo. Basta aprire gli occhi e liberare le orecchie”.
I due bimbi alle mie spalle – come quando da piccoli gli LP di Morricone rallegravano le nostre domeniche semplici sul giradischi – grati, tra stupore e meraviglia ad ogni bis, sorridono.
Paola Zaccheo