La nuova amministrazione “democratica” degli USA si è già rivelata per quello che in realtà è.
Voglio ricordare le dichiarazioni di intenti relative al potenziamento della NATO e del suo ruolo – a mio parere tutt’altro che pacifico e difensivo, come proclama l’acronimo -, le amichevoli e incoraggianti parole rivolte all’IRAN, il perdurante ignorare le ragioni dell’America Latina e di Cuba, praltro nonostante l’esempio di enorme senso di umanità e solidarietà dato da quest’ultima nella lotta alla pandemia, inviando squadre di operatori sanitari in tutto il mondo, Italia compresa, per fronteggiare l’emergenza sanitaria ed i prodigiosi risultati ottenuti nella ricerca e produzione di vaccini, a dispetto di un embargo illegittimo di cui subisce le catastrofiche conseguenze da sei decenni.
Oggi, a tutto questo si aggiunge, la definizione di Putin come “killer” che ha scatenato le reazioni russe. Fino a ieri Russia e Cina erano avversari scorretti e minacciosi, oggi Putin diventa un killer. Penso che siano legittime le reazioni di protesta e indignazione che arrivano da quel paese. Ora, a mio parere, bisogna tener presenti due considerazioni. La prima è che la presunta ingerenza nelle dinamiche delle elezioni americane sarebbe consistita in una propaganda tesa a mettere in cattiva luce Biden e la sua famiglia, e, probabilmente, in altro tipo di aiuti mediatici in favore di Trump. Tutto ciò a me pare assai lontano dal giustificare l’accusa a Putin di essere un killer.
La seconda considerazione, probabilmente assai più decisiva della prima, è che la stessa accusa proviene dalla massima espressione politica di uno Stato che dell’ingerenza negli affari interni altrui ha fatto ragione di vita per se stesso. E non si è trattato di ingerenze mediatiche o propagandistiche in ogni senso, bensì di intromissioni vere e proprie negli affari interni di stati sovrani; quando non in decisioni unilaterali sanzionatorie assunte in danno di altri stati al di fuori degli organismi internazionali a questo deputati; quando non di progettazione e realizzazione, in forme più o meno dirette, di colpi di stato ed insurrezioni militari, con relativi abbondanti spargimenti di sangue.
Il sud dell’America – e non solo – può testimoniarlo ampiamente.
Dunque, l’espressione in questione appare decisamente fuori contesto e anche fuori del tutto da una dialettica politica, che pure a volte esaspera toni e parole.
Piuttosto, viene da pensare anche quanto sia ingannevole e mistificatoria la definizione di Partito Democratico negli USA. Qualcuno ha sostenuto che se c’è un rischio di guerra tra Usa e Russia (ci aggiungerei anche la Cina), questo può concretizzarsi meglio quando l’amministrazione è democratica piuttosto che repubblicana.
Io non arrivo a pensarla in questi termini, ma ricordiamoci che il primo provvedimento di Obama neo-eletto (e da pochi mesi vincitore del Nobel per la pace) fu di aumentare il contingente americano in Afghanistan di oltre 40.000 soldati.
E, dunque, queste esternazioni di Biden non sono nuove per i presidenti democratici neo-eletti. Ma, d’altra parte, devono farci riflettere sul senso della convivenza pacifica sulla Terra, e sulla necessaria parità di condizioni e di opportunità per tutte le popolazioni del Pianeta.
Franco Muciaccia