Ero presente al Petruzzelli per la Lezione di Storia quando l’ennesimo DPCM chiudeva le porte di tutti i luoghi di cultura e non esagero nel dire che, a posteriori, ho spesso rimpianto di non aver avuto il coraggio di farmici chiudere dentro in quell’occasione, perché per me troppo è durata la notte senza la grande musica dal vivo. Ora personalmente – ma sono certa di condividere le medesime aspettative di tutto il pubblico – mi auguro che questo sia il ritorno definitivo a teatro, dopo essere stati costretti a vivere in un limbo per un lasso di tempo che ci è parso infinito.
Basterebbe questo a spiegare l’emozione immensa all’ingresso del teatro, magnificata da un evento di quelli che capitano di per sé poche volte nella vita, ossia poter assistere alla direzione di Riccardo Muti della sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.
Questo concerto della Fondazione Petruzzelli era stato lungamente atteso, dalla prima prenotazione a dicembre 2019, originariamente valida per il novembre 2020, fino alla recente sorpresa di una première sui generis, destinata a rimanere nella storia del Politeama barese. Grazie alla disponibilità del Maestro, le serate, per poter sopperire alla capienza ridotta del teatro (500 posti, circa un terzo di quelli potenziali), sono diventate tre, e hanno fatto registrare il tutto esaurito in due serate su tre in meno di un’ora dall’apertura delle prevendite, con la terza serata andata esaurita nelle ore successive.
Riccardo Muti non necessita di presentazioni, non c’è podio di massima caratura nel pianeta su cui non sia salito, non c’è opera, specialmente del repertorio verdiano, cui non abbia impresso la sua vis, e se esiste qualcosa nel patrimonio mondiale della musica sinfonica che non abbia diretto possiamo essere praticamente certi che non incontrerà il nostro interesse.
Emblema della bella italianità nel mondo (e anche di una certa pugliesità, viste le sue notissime origini molfettesi), nel 2004 ha fondato l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, una formazione di 600 giovani musicisti provenienti da tutta l’Italia, residente tra Piacenza e Ravenna. Gli appassionati hanno gustato a lungo le prove del Maestro con l’Orchestra, su Rai5, peraltro visionabili anche su YouTube. L’ultima serie di “Prove e Concerto”, andata in onda tra l’ottobre e il novembre del 2020, ha visto la partecipazione del fagottista di fama mondiale David McGill. Perfino un profano poteva finalmente beneficiare di un gusto inedito, grazie alle accentazioni date dal Maestro ai musicisti nelle prove, un momento magico che, finalmente, stasera si è manifestato dal vivo davanti ai nostri occhi e nelle nostre orecchie. Quasi quasi è mancato non poter assistere al rehearsal specifico di questo concerto, per arrivare preparati alla serata anche come spettatori, anche se il Maestro si è donato con generosità a interviste e contributi, lungo le serate, parlando dello stato dell’arte della musica cosiddetta “colta” e dei suoi auspicabili scenari futuri, sperando che qualcuno decida di ascoltare le sue preziose considerazioni.
Il programma dei tre magici concerti è stato composto dalla Sinfonia n. 3 in Re maggiore, D. 200, di Schubert, e dalla Sinfonia n. 9 in Mi minore, op. 95 “Dal Nuovo Mondo” (di simbolismo assolutamente intenzionale) di Antonín Dvořák. Il bis concesso, nella sera che ci ha visti tra il pubblico, è stato la Sinfonia del “Don Pasquale” di Donizetti.
Rispetto alle riaperture estive, in cui il pubblico era freddo e frastornato, questo ennesimo ritorno ha trovato degli spettatori molto ricettivi, calorosi, euforici.
La direzione di Muti è stata di una modernità sorprendente, senza tracotanze, senza vacui virtuosismi, un suono soave, quasi affine alla cinematografia, quanto ad armonia. L’eleganza esecutiva dei ragazzi dell’Orchestra, perfetti sul palco, ma anche entusiasti, nei selfie di gruppo sul palco, fa ben sperare in un progetto, che ci si augura non resti un’intuizione isolata nel panorama musicale. Il complemento tra abbandono del Maestro agli applausi, che egli ha preso tra le fila dell’orchestra e non sul podio, e l’estrema professionalità dei giovanissimi orchestrali ha caratterizzato le serate, che rimarranno nella memoria di tutti coloro che hanno potuto esserci.
Beatrice Zippo