La terra di Puglia piange la perdita di uno dei suoi artisti più sensibili e raffinati, il compositore barese Rino Arbore, arresosi a soli 62 anni alla malattia che lo funestava.
Molto attivo sulla scena musicale sin dal suo debutto, il chitarrista aveva dato vita a svariate formazioni e partecipato ad innumerevoli progetti, denotando sempre una grande cura dello strumento ed una innata propensione ad una musica elegante, di gran classe.
Tanto nell’esecuzione quanto – e, forse, soprattutto – nella composizione, Arbore, pur facendo del jazz il proprio imprescindibile punto di riferimento, attingeva anche da altre sonorità, privilegiando atmosfere intimistiche, notturne, finanche oniriche, che si cristallizzavano in uno stile personalissimo, delicato eppure profondo e incisivo, denso di accenti chiaroscurali che erano il più riconoscibile marchio di fabbrica della sua poetica musicale.
Temporary life?, il suo ultimo disco, il cui titolo ora appare tristemente profetico, era dedicato alle (dis)umane vicende di Czeslawa Koka, ragazzina polacca prigioniera ad Auschwitz e morta a 14 anni, che l’artista aveva, con la rara sensibilità che gli era riconosciuta, utilizzato quale pretesto per affrontare questioni etiche spinose, quali la capacità di resistere al male, l’indifferenza o l’empatia al dolore altrui, il valore della vita, come peraltro ben sottolineato da Fabrizio Versienti nelle note di copertina.