Il 2 luglio 2013 ci lasciava Niki Muciaccia, l’avvocato per eccellenza, tra l’altro amico mio dal ginnasio in poi, frequentato dal 1958 nella famosa sezione “E” del Liceo Flacco di Bari.
E poi all’università, e poi in avvocatura libera.
E dire amico mio è riduttivo in quanto lui era amico di tutti.
Nella Sua vita da privato e da avvocato è sempre stato dalla parte dei diseredati, dei poveri e dei non garantiti, e soprattutto dei giovani. La sua assenza, in questo contesto social-politico di indubbio spessore disumano, una tragedia salutistica ed economica senza precedenti, si sente, eccome si sente.
E manca il suo sorriso, il suo intervento pratico e onesto in questa nuova povertà, anche di idee in cui ci troviamo. Manca, in definitiva, il Suo appoggio, il Suo saper risolvere i problemi anche i più gravi.
E’ stato un “comunista” nel senso più nobile e positivo del termine dall’infanzia fino alla sua fine, e ha sempre esercitato la sua professione di avvocato gratis e comunque produttiva per i suoi assistiti (parlo di assistiti e non di clienti).
Resta – dopo 8 anni, e sembra ieri – il rammarico per un eccellente e unico professionista del lavoro che non ha più potuto svolgere con passione il suo lavoro,la sua professione di servizio, perché il lavoro professionale, peraltro molto impegnativo, gli era venuto a mancare proprio dall’organizzazione sindacale di riferimento con la quale aveva collaborato proficuamente in tante lotte per oltre quarant’anni, prima e dopo la morte di Suo padre, Don Ciccio Muciaccia.
E resta il rammarico per non aver potuto proseguire nel progetto di dedicare l’attuale Largo Adua (dove ha vissuto lui con i propri genitori, ubicandovi anche il proprio studio) a Francesco e Nicolò Muciaccia. Un luogo, la sua casa, lo studio suo e di suo padre, impregnato di cultura politica liberale, dove è stato ospitato il Presidente Terracini e dove si sono riuniti i liberatori della prima Radio Libera di Bari.
E comunque rimane la Sua creatura, la “Repubblica Popolare Democratica di Madonnella”, in cui Lui ha dedicato, come Presidente della circoscrizione/municipio – accettato da tutti i suoi componenti – a tempo pieno e con grande passione civile e politica, parecchi anni della Sua inimitabile vita.
Per ricordarlo a tutti, io preferisco altre mie commosse parole, ma preferisco solo qui di seguito ripubblicare – ancora una volta – il “pezzo” di Stefania Losito, oggi giornalista del Gruppo Telenorba, scritto sul suo blog nella notte in cui Niki ci ha lasciati, non a caso intitolato “La Stella più rossa”. Se tutti lo ricordassero come ha fatto Stefania, sarebbe una bella e speciale cosa che Niki si merita, eccome se si merita. Perché non è assolutamente possibile dimenticare un uomo e un professionista dal Suo valore umano e professionale di non poco momento.
“Tutte le strade, negli ultimi anni, mi portavano a lui. Amici, lavoro, poi di nuovo amici. Per me era Le Président. E’ della sua mamma il nome del blog, Idea. Nomen omen, direi, e quella sua più grande fu procreare e allevare lui. Ho molti ricordi che conservo nel cuore, per fortuna: le chiacchierate davanti al suo bar preferito, le mille sigarette fumate insieme e poi, tempo dopo, le Coca Cola bevute alle feste (no, io, ma solo io, veramente, bevevo vino rosso a sua insaputa!) e la sua cravatta bucata al matrimonio di Stefano e Stella. Ricordo gli occhi ricci e quel sorriso sincero. Poi ancora lo sguardo contrariato e quella sciarpa di lana rossa. Ciascuna delle immagini che si riflettono nella mia mente lo inseguono per strada, tra la gente, all’aperto, e ciascuna profuma e luccica di mare. Ricordo le sue preoccupazioni per la città, e i sacrifici, e le grandi soddisfazioni per il quartiere di cui era tutto: l’ultimo e il primo, l’italiano e lo straniero, il padre e il figlio. La repubblica popolare democratica di Madonnella, la chiamava ridendo. Ma secondo me neppure troppo scherzando. Nel silenzio del mio smarrimento per la sua perdita, riesco a sentire la sua voce salutarmi, a vedere i suoi occhi sorridermi. Forse non ricordava il mio nome, ma si sbracciava tutte le volte che c’incontravamo. E non ce n’è mai stata neppure una in cui non ci siamo fermati per scambiarci anche solo poche, fugaci osservazioni sulla politica. Non riesco più neanche a scrivere, per la grande commozione. Batto sui tasti delle parole senza senso e le cancello, mille volte. Nessuna è adeguata. Forse neppure il mio saluto lo è. Allora auguro a me stessa solo di ritrovarlo tra le stelle, seduto su quella più rossa che c’è. E sarebbe bello se, intanto, gli si restituisse anche solo idealmente quell’arca di pace che tanto gli era mancata. Per me Lui era Le Président. E’, e lo sarà.“
Nicola Raimondo
caro nicola, la tua amicizia e’ una cosa preziosa come era quella do mio fratello per tutti noi!
grazie
aldo muciaccia