Il tempo, i ricordi, la vita stessa che sfugge dalle mani: “The father – Nulla è come sembra”

Attenzione: sono presenti spoiler

Quando ci si accosta ad un film, candidato a ben sei Premi Oscar e vincitore di due, solitamente lo si fa con la convinzione che ci si stia avvicinando ad un prodotto di qualità, che difficilmente potrà risultare deludente.
Se poi le due statuette sono state assegnate all’attore protagonista e alla sceneggiatura non originale, e se l’attore protagonista è Anthony Hopkins – già vincitore di un Oscar con la sua sublime interpretazione ne “Il silenzio degli innocenti” – ecco che le aspettative diventano davvero alte.
Ed il film, infatti, riesce a non deludere.

The father – Nulla è come sembra” è la trasposizione cinematografica di una pièce teatrale, “Il Padre”, scritta da Florian Zeller – in questo film al suo esordio come regista cinematografico – coadiuvato dallo sceneggiatore inglese Christopher Hampton, che insieme a lui ha ottenuto l’ambita statuetta.

Anthony, il protagonista, è un anziano ottantenne, che vive a Londra da solo, almeno questo è ciò che sembra allo spettatore nella prima scena. Poi giunge Anne, la figlia, egregiamente interpretata da Olivia Colman – indimenticabile nel ruolo della regina Elisabetta nella terza e quarta stagione della serie Netflix “The Crown” – che invita il padre ad essere meno ostile nei confronti della nuova badante, in quanto lei ha intenzione di trasferirsi a Parigi, dove risiede l’uomo con cui ha deciso di andare a vivere. Anthony rimane frastornato dalla notizia, dato che egli la ritiene ancora sposata con James, da cui invece Anne ha divorziato ormai da cinque anni. Da quel momento, si assiste ad un dramma da camera (solo un paio di scene si svolgono in ambienti diversi) in cui si avvicendano personaggi i cui ruoli non sono mai del tutto chiari e, talvolta, destabilizzano anche lo spettatore, che si sforza di assemblare quelle che sembrano essere quasi le tessere di un puzzle, mentre viene rapito dai numerosi primi piani degli attori, che danno un incredibile spessore ai personaggi, grazie anche al magnifico cast completato da Imogen Poots, Rufus Sewell, Olivia Williams.

L’anziano uomo, in realtà, è affetto da demenza senile e questo, inevitabilmente, non può non riportarci alla mente un film come “Still Alice”, in cui una splendida Julianne Moore interpreta una giovane donna a cui viene diagnosticata una forma presenile di Alzheimer. Ma l’abilità indiscussa del regista Zeller non sta nel raccontarci la storia di un ottantenne affetto da demenza senile, bensì nel descriverci il punto di vista personale del protagonista, mettendo così in evidenza le dimenticanze, le incongruenze, le leggerezze, le rimozioni di una mente confusa e talvolta incredula di fronte alle strane circostanze che si verificano incessantemente attorno a lui.

Ecco perché quella che noi credevamo essere la casa di Anthony si rivela l’abitazione di Anne, che ospita il padre da tempo, convivenza che genera inevitabilmente dei contrasti tra la donna e il marito.
Ecco perché riusciamo solo ad intuire che la figlia tanto amata, la prediletta, della quale il padre lamenta spesso l’ assenza e la mancanza di telefonate, è morta anni prima, vittima di un incidente stradale, e nel film appare solo in un’unica brevissima scena, mentre si trova in un letto d’ospedale.
Ecco perché, talvolta, durante la visione del film, si ha la destabilizzante sensazione di aver perso qualche passaggio o che ci siano dei vuoti nella narrazione.
Ma poi capiamo.
Capiamo che questa terribile malattia ti priva della tua vita e dei tuoi affetti, delle tue certezze e, soprattutto, del tuo tempo. Ed Anthony, non a caso, nella sua continua perdita di coscienza, è sempre alla ricerca del suo orologio, che teme gli sia stato rubato da una delle sue badanti. Un orologio perduto che probabilmente rappresenta il tempo che gli è stato sottratto, il tempo che forse avrebbe voluto vivere nella normalità e nella quotidianità di un ottantenne già provato dalla vita, a cui invece resta da vivere un’esistenza di confusione e smarrimento, alla ricerca di certezze e punti fermi, come quelli che è possibile trovare guardando fuori da una finestra: lo stesso angolo con dei bambini che giocano, degli alberi scossi dal vento, dei passanti.

Ma anche Anne è smarrita, spaventata e confusa, e il suo sguardo ce lo racconta, mentre sul suo volto è disegnata la sofferenza di chi viene costretto dal destino a perdere un proprio caro per ben due volte.
Quando si ammala e non ti riconosce più, quasi mai.
E quando muore.

E poi c’è il finale. Quello che ti toglie il respiro, quello che ti fa formare un groppo in gola, mentre provi a schiarirti la voce e a ricacciare indietro le lacrime. Quello in cui un uomo di ottant’anni appare in tutta la sua fragilità e debolezza ed avverte l’inquietante sensazione di essere “un albero che sta perdendo le foglie”. E piange. Come un bambino, con una voce irriconoscibile, mentre cerca e chiama la sua mamma: la donna che, più di ogni altro essere umano nella vita, ha sempre cercato di proteggerci e di preservarci dal male e dal dolore, la donna tra le cui braccia vorremmo tutti abbandonarci e lasciarci andare ad un pianto liberatorio, sostenuti dal suo profondo e sconfinato amore.

Così, Anthony, tra le braccia di un infermiera che lo rassicura che andrà tutto bene, sembra ritrovare un po’ di pace e tranquillità.
Intanto, fuori, al di là della finestra, le foglie degli alberi sono scosse dal vento e appaiono in tutta la loro caducità e in tutta la loro precarietà.
Proprio come l’esistenza di Anthony.

Ornella Durante

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2 commenti su “Il tempo, i ricordi, la vita stessa che sfugge dalle mani: “The father – Nulla è come sembra”

  1. NICOLA RAIMONDO Rispondi

    Antony Hopkins é una grandissimo attore e meritava gli oscar anche in altri suoi lavori come “Quel che resta del giorno”.E questo film sembra essere la sua ultima interpretazione, come Jack Nicoksonn che si é ritirato dalla scene perché comincia a non ricordare. E quindi un mostro del genere sul set alla fine del suo viaggio, non poteva che interpretare la demenza senile in maniera strabiliante. Lo ha confessato lui stesso in una breve intervista, E il pezzo ben descrive questo stato d’animo proprio nella struggente parte finale:
    “Intanto, fuori, al di là della finestra, le foglie degli alberi sono scosse dal vento e appaiono in tutta la loro caducità e in tutta la loro precarietà.Proprio come l’esistenza di Anthony”.

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