Una commedia elegante sull’amore: “Marilyn ha gli occhi neri”, il film di Simone Godano con Miriam Leone e Stefano Accorsi

Prendi l’esterno e mettilo dentro, prendi la commedia americana e mettici dentro un gruppetto di persone incomplete.
Non si tratta di matti (ma poi esistono?); si tratta di persone “strane”. Strane come potrebbe essere ciascuno di noi, se la malattia e la vita ci spingessero verso il nostro limite, e la corda, sempre sottile, si spezzasse e ci regalasse la visione incompleta di noi stessi e di quello che ci circonda.
Diego e Clara sono due persone che, prima di ogni altra cosa, non considerano sé stesse. Disprezzano il loro modo di essere e non riescono a conviverci in maniera accettabile (sono poi gli unici?) ed entrambi sfogano questo malessere in maniera diversa: il primo con le crisi di rabbia e la seconda inventando un universo egocentrico.
Eppure, la difficoltà di vivere non è una sentenza senza appello, il pezzo mancante c’è da qualche parte e in questo film si incontra.
Gli spostati si aggiustano e gli ingranaggi cominciano nuovamente a girare nascendo dalla considerazione dell’altro, dalla necessità che non cambi per la bellezza di quello che è.
Chi chiude la porta con tre mandate può finalmente trovare la sua dimensione in chi la porta non la chiude affatto.

In Marylin ha gli occhi neri di Simone Godano, Stefano Accorsi (Diego) e Miriam Leone (Clara) interpretano non tanto la malattia, ma la nostra difficoltà di vivere e la possibilità di trovare in un’altra persona la differenza che serve.
Lo yin e lo yang di tutti noi non è il bene e il male (che sono sempre dentro ciascuno), ma la metà di noi che Zeus ci ha staccato e dalla nascita cerca sempre l’altro pezzo di sé. Senza sosta.

L’utilizzo intenso dei primi e dei primissimi piani valorizza i protagonisti, che sono quasi sempre al centro della scena, e impongono anche a loro una recitazione senza eccessi mimici ma rappresentativa della loro essenza.
Accorsi più movimentato, la Leone (con gli occhi neri) più misurata, si sposano in maniera quasi perfetta e il finale farà sorridere tutti quelli che (come me) amano Harry ti presento Sally.

Godano e la sceneggiatrice Giulia Louise Steigerwalt hanno realizzato un film elegante, mai sopra le righe, che riesce a coniugare una storia di persone fragili che potrebbe avere un timbro grave, e talvolta greve, con la lievità tipica delle commedie.
Il loro modo di affrontare le vicende non suscita risate di scherno (tranne gli imbecilli – donne e uomini – in sala che scambiano il film per una barzelletta del Mudù televisivo) perchè i personaggi non sono identificati come una caricatura del “normale”, ma una più precisa definizione della minoranza dei viventi.

Tutti gli attori del ristretto gruppo di personaggi di questo film – Mario Pirrello (Sosia), Andrea di Casa (Chip) e Orietta Notari (Susanna) – accompagnano le vicende dei nostri con attenta recitazione, senza mai sfigurare. Ottimo Thomas Trabacchi (Paris): discreto ma colpisce. Un piccolo omaggio a Marco Messeri (Aldo), convincente e realistico nel rappresentare un padre non importante e forse neanche tanto bravo, ma con una riserva immensa di amore.

Insomma, una bella commedia che ci fa sorridere ed emozionare, senza mai scuoterci, ma tenendoci per mano.

Marco Preverin

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