Concede una sola quota azzurra a un cartellone ricco e femminile, la quarta serata di “Experimenta”, nella sua leg in scena presso l’Auditorium Diocesano della Vallisa a Bari.
La XXIII edizione del festival musicale multicodice che nasce con i patrocini dei Comuni di Alberobello e di Bari, con l’organizzazione della cooperativa Herostrato e Time Zones e la media partnership di Rai Radio3, riecheggia e riporta in nuce i fasti dei grandi club e dei grandi concerti.
Il primo set è affidato alla cantautrice Stefania Di Pierro, accompagnata dal chitarrista Alex Milella nel progetto “Live feelings”. Una buona alternanza tra pezzi propri e tributi, quella di questo duo di artisti ben conosciuti sulla scena locale, ma anche “esportati” con gradimento, su palchi più lontani.
Il multilinguismo della Di Pierro ben si attaglia alla natura poliedrica del festival, anche all’interno dello stesso pezzo. Ecco dunque susseguirsi sul palco omaggi alla musica brasiliana, territorio musicale di elezione dell’interprete, e le sue versioni di “Inutil Paisagem” di Antônio Carlos Jobim, di “Feminina” di Joyce Moreno, di “Samba e Amor” di Chico Buarque, come di Buarque è la graziosissima (anche nell’esecuzione) “Futuros Amantes”.
I componimenti originali, così come i tributi, sono coloriti di leggere sperimentazioni nell’elettronica. Forse il fatto che esse siano lasciate in buona sostanza sullo sfondo delle sonorità, o forse l’orecchio di chi scrive, abituato a concerti in cui Di Pierro e Milella sono con una band o, all’opposto, unplugged, non convince del tutto. Resta il gusto molto apprezzabile delle canzoni firmate da Di Pierro, “Aria di te”, liberamente ispirata alla canzone omonima degli Avion Travel, e “Fiore nel Deserto”.
Altri tre tributi, due alla musica italiana, con “Accendi una luna nel cielo”, in cui Ornella Vanoni incontra Toquinho e Vinicius De Moraes, e “Ciao amore ciao”, il bis concesso, in un’interpretazione fortunatamente più vicina a quella di Dalida che all’originale di Tenco. Un “White Rabbit”, con un’elettronica finalmente lisergica, come i Jefferson Airplane comandano, sguscia in prossimità del set successivo.
Sale sul palco Mary Lattimore, arpista californiana, acclamata a livello mondiale, riconoscibile al grande pubblico per la sua collaborazione con i Sonic Youth. La sua apparenza è estatica, l’arpa in braccio, la loop station in grembo.
I suoi “Collected Pieces”, per sua stessa ammissione, sono acquatici, amniotici, frutto dell’amore di Lattimore per la natura. Spicca la sua canzone per una balena speronata da una nave e spiaggiata, un pezzo che sembra quasi cameristico, ma che può essere una colonna sonora perfetta per una giornata a mare non troppo calda, lieve, struggente, con l’arpa che sembra quasi un mandolino.
Le sottili inquietudini dell’elettronica tendono a diventare vere e proprie fughe, anzi, arrivano a scappare via dall’antroposfera, sconfinando nello space rock, come infatti molto space rock è il personaggio di “For Scott Kelly, Returned to Earth”, un astronauta che a differenza di Major Tom, ha deciso di tornare da noi. Di gusto nordico e brumale sono altri pezzi, bellissimi, poetici, di Lattimore: “We wave from our boats”, dedicata al momento in cui tutti eravamo barchette in balia delle onde di un mare oscuro, come la paura del Covid e di tutte le conseguenze ignote che esso sta iniziando a svelare solo adesso, e “Feels like floating”.
Un incanto che resta e accompagna il pubblico anche tornando sulla terraferma cittadina.
“Experimenta” prosegue il suo viaggio, spostandosi al Trullo Sovrano di Alberobello, nel weekend 27-29 maggio.
Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo