È una serata fredda quella gioiese, così fredda che il bisogno è stato quello di stringersi tutte e tutti tra i rossi velluti del Teatro Rossini di Gioia del Colle, con l’extra calore dovuto alla dedica del focoso Maestro Gioachino, cui la sala è intitolata.
Qui Roberto Salahaddin Re David, pianista e compositore di oltre cinquanta tra colonne sonore di lungometraggi, cortometraggi, documentari, spot e altre opere audiovisive, ha accolto le spettatrici e gli spettatori, nell’appuntamento conclusivo del cartellone “R…estate a Gioia 2022”, col patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Gioia del Colle.
Il pianista arriva al concerto fresco di vittoria del Premio per la Migliore Colonna Sonora originale al Festival Internazionale Islantilla in Spagna, solo l’ultimo dei premi ottenuti dalle musiche del cortometraggio “Chiusi alla Luce” di Nicola Piovesan.
Oltre a ciò, Re David tiene in caldo le musiche di “Metamorphosis”, lungometraggio di animazione di Michele Fasano, presentato al Future Film Festival di Bologna e programmato al Sardinia Film Festival di Cagliari.
Queste musiche vengono regalate al pubblico, insieme a un bouquet del resto del prolifico repertorio del musicista.
Il tributo dichiarato della pianistica di Re David è al tardo Romanticismo, ma sono chiari e intuibili gli accenni a una modernissima ambient, e a armonizzazioni squisitamente jazz, e all’interno di questa tradizione, un gusto orgogliosamente appartenente al jazz italiano dei decenni più fulgidi.
Visibilmente emozionato, di temperamento delicato e intimista, Re David racconta il suo piano, le suggestioni familiari, professionali, esistenziali (prima di tutto l’omaggio al padre) che lo portano a scrivere musica.
Nascono così “Piano ’74” e “To my Family”, sebbene la gemma del concerto sia “Suite n. 2” tratta da “I dialoghi dell’inconscio”, un componimento che da una partenza pensosa zampilla in evoluzioni più brillanti.
Il finale è dedicato a “Green”, il tributo – o forse l’evoluzione prossima ventura? – di Re David alla musica brasiliana, un saluto alle giornate balsamiche d’estate, o una supplica perché “tornerà un altro inverno”, per chi ama il jazz, è una promessa ineludibile?
Beatrice Zippo