Con “Il gatto e la volpe”, Gabriele Mirabassi e Simone Zanchini sorprendono gli spettatori della rassegna “Jazz in duo” di Corato con i loro giochi di note

Il 12 aprile si è conclusa la programmazione musicale della rassegna “Jazz in duo” con la direzione artistica di Pierluigi Balducci inserita nella stagione teatrale “La Grammatica delle abitudini” del Comune di Corato, realizzata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Protagonisti della strabiliante performance, Gabriele Mirabassi e Simone Zanchini presso il Teatro Comunale di Corato. Ultimo di cinque appuntamenti, la rassegna non poteva chiudersi in modo migliore con il progetto “Il gatto e la volpe”. Prima di questo appuntamento, altre quattro coppie di musicisti si sono alternate sul palco del Teatro comunale, da Pierluigi Balducci e Viz Maurogiovanni, da Guido Di Leone e Dario Deidda, da Lisa Manosperti e Nando di Modugno e da Vince Abbracciante e Javier Girotto.

Gabriele Mirabassi e Simone Zanchini sono due virtuosi dello strumento. Riescono a spaziare dalla musica jazz alla musica classica, con un occhio di riguardo per la musica sudamericana, senza tralasciare la musica folcloristica. Di certo hanno caratteri molto diversi ma sul palco riescono a dialogare in modo strabiliante, con un’eleganza senza pari. Di Gabriele Mirabassi ho avuto il piacere di scrivere altre volte su questa testata, l’ultima meno di un mese fa per una partecipazione ad un evento organizzato dall’Associazione Nel Gioco del Jazz al Teatro Forma di Bari, insieme al contrabbassista salentino Marco Bardoscia. Molto attivo nella sua Perugia (la patria del Jazz in Italia), grazie alle sue numerose amicizie nel nostro territorio, è ormai noto al pubblico pugliese. Resta uno dei migliori clarinettisti a livello mondiale, con un suono molto particolare e accattivante.

Forse meno noto dalle nostre parti è Simone Zanchini. La prima volta che ho avuto modo di ascoltarlo è stato nel 2018, in duo con Antonello Salis (a Umbria Jazz). Anche per me, in quella occasione, era un perfetto sconosciuto. Ma dopo averlo visto suonare, me ne sono innamorato.  Come Salis, resta un musicista fuori dagli schemi ed in ogni momento della performance è impossibile prevedere cosa potrà succedere sul palco. Sempre con Antonello Salis abbiamo avuto modo di ascoltarlo al Talos festival di Ruvo di Puglia nel 2020, in piena Pandemia.

Romagnolo di nascita, fisarmonicista tra i più interessanti e innovativi del panorama internazionale, la sua ricerca si muove tra i confini della musica contemporanea, acustica ed elettronica, sperimentazione sonora, senza dimenticare la tradizione, sfociando così in un personalissimo approccio alla materia improvvisativa. Svariate le collaborazioni con musicisti italiani ed internazionali. Dal 1999 collabora stabilmente con i Solisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, con cui compie regolarmente tournee in ogni parte del mondo. All’attività concertistica e di ricerca, Zanchini affianca anche quella didattica, tenendo workshop sulla fisarmonica e sull’improvvisazione.

Una cosa, che vale per entrambi i musicisti, è che vederli suonare è un vero spettacolo, diventando un tutt’uno con il loro rispettivo strumento.

Simone Zanchini, più volte si è aggiudicato il premio Orpheus Award, premio della critica per produzioni fisarmonicistiche. L’ultima volta, nel 2022, proprio con l’album “il gatto e la volpe”, pubblicato dall’etichetta Egea (per la cronaca, l’ultima edizione 2023, un mese fa circa, è stata vinta dal nostro Vince Abbracciante).

Ma veniamo al concerto di Corato. Oltre ai brani tratti dal CD “Il gatto e la volpe”, è stata altresì presentata una lunga medley tratta da un lavoro di prossima pubblicazione, dal titolo “Un ballo con la luna”, e dedicato alle musiche da ballo di tutto il mondo (anche quelle italiane). La medley è iniziata con una polka del sud Tirolo (Spick e Span), per proseguire con una mazurca francese e terminare con alcune musiche tradizionali romagnole composte da Zanchini negli anni 80.

Il brano di apertura, sempre tratto da “Il gatto e la volpe”, dal titolo “Choro romagnolo”, è stato scritto da Simone Zanchini.  Lo “choro” (si pronuncia scioro) è un termine portoghese che significa lamento o pianto. Si riferisce a un genere di musica strumentale che ha visto le sue origini nella Rio de Janeiro della seconda metà del XIX secolo, e che tuttora continua a innovarsi e a esser praticato. Nasce intorno al 1870, quando i suonatori di musica popolare di Rio de Janeiro (allora capitale economica e culturale del Brasile) cominciarono ad eseguire, in forma “brasilianizzata” e con forte influenza dei ritmi di origine africana, il repertorio di danze europee che erano in voga nei salotti dell’élite del XIX secolo, come il valzer e la polca. Da allora, l’universo musicale dello Choro ha sempre abbracciato diversi ritmi e stili, tra cui polca, valzer, e tango brasileiro e ha influenzato in maniera determinante lo sviluppo della samba e della bossa-nova. Gran parte dei compositori brasiliani si sono cimentati e si cimentano tuttora con lo Choro. Villa-Lobos, appassionato di questa musica, lo definisce come l’essenza dell’anima musicale brasiliana. 

Ma oltre al richiamo alla musica sudamericana, non è mancato un delizioso omaggio a Charlie Haden con la sua “Our spanish love song” (inciso da Haden con Pat Metheny).

Altro brano è stato quello dedicato a “Chisciotte”, e composto da Gabriele Mirabassi.

L’ultimo brano dello spettacolo (prima del bis finale) è stato un doveroso omaggio alla musica brasiliana, composto da Sivuca (pseudonimo di Severino de Oliveira), dal titolo “Un tom pra Jobim”. Sivuca è stato in Brasile il massimo sostenitore dell’utilizzo della fisarmonica nella musica popolare.

Un gran bel concerto, con delle sonorità raffinate ed i due protagonisti che con i loro assoli hanno intrecciato cluster di note che si sono rincorse e hanno giocato tra di loro., ben esprimendo un ipotetico dialogo tra questi due animali di collodiana memoria.

All’inizio del concerto ci hanno tenuto a comunicare che solo qualche giorno prima si erano esibiti a Shanghai (che non è proprio dietro l’angolo). Ma è bastato poco a convincerli che “i nostri panzerotti vincono sul riso alla cantonese”. Per questo, non era necessario arrivare all’altra parte del mondo.

Un concerto davvero da incorniciare. Per molti Simone Zanchini è stata davvero una piacevolissima sorpresa. Di certo due musicisti che non passeranno inosservati. Ne parleremo a lungo.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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