A dieci anni dal debutto, Fabiano Marti ed Antonello Vannucci ripropongono il loro cavallo di battaglia “Parole … Note” e conquistano il pubblico del Teatro Bravò di Bari

C’erano una volta un attore e un musicomico: l’attore era bello, biondo, talentuoso ed elegante, il musicomico era del quartiere Libertà di Bari.

E tanto basterebbe per immaginare il proseguo della favola, con l’attore bello e biondo che diviene famoso e amato dal pubblico e il musicomico del Libertà che diventa un bancario.

Ed effettivamente è andata più o meno in questo modo, ma ad un certo punto interviene, a modificare una situazione apparentemente perfetta, la Fata Morgana (e no, Artù e Ginevra non c’entrano niente)! “Fata Morgana” è il nome di un locale di Pulsano, in quel del tarantino, nel quale, ormai quasi undici anni fa, i nostri protagonisti dovettero improvvisare una esibizione a due, fondendo i propri repertori per portare a casa la serata.

A quel punto la Fata pensò bene di spargere un po’ di polvere magica e creò un improbabile quanto efficacissimo duo, composto da Fabiano Marti (anche il nome è biondo ed elegante) e Antonello Vannucci (e niente, Libertà era e Libertà resta).

Fabiano, a quei tempi direttore artistico del Teatro Di Cagno di Bari, decide di strutturare al meglio lo spettacolo e portarlo in scena, chiamandolo “Parole … Note”, titolo che racchiude perfettamente il senso della proposta dei due artisti. Naturalmente riscuotono un successo strepitoso, oltre trenta repliche ed io ero già allora tra coloro che lo hanno visto e amato.

Come tutte le favole però, ad un certo punto anche questa giunge naturalmente alla fine, se non che, dopo 10 anni, Donato Sax ha la geniale idea di proporre una “reunion” con rivisitazione dello spettacolo originale al Teatro Bravò di Bari diretto dalla bravissima Angelika Gregucci.

Ma chi sono in scena Fabiano e Antonello?

Potrei definirli “la strana coppia”, ma sarei scontata.

“Totó e Peppino” ma credo mi negherebbero il saluto considerandolo vilipendio nei confronti degli dèi del cinema italiano.

E quindi? Come li definiamo i due protagonisti dello spettacolo “Parole … Note”?

Ecco! Forse ci sono arrivata!

“Cip e Ciop”

No davvero, Cip e Ciop sono esattamente gli alter ego dei nostri protagonisti.

Cip è ovviamente Fabiano, che cerca di arginare l’esuberanza del fratellino, che vuole impedirgli di combinare guai e non sempre, purtroppo per lui, ci riesce.

Ciop è Antonello, quello che apparentemente è lo svampito, il ‘senzapensieri‘, che non riflette sulle conseguenze delle proprie azioni e prosegue imperterrito sulla propria strada, perseguendo indefesso i propri obiettivi.

Il connubio è divertentissimo.

Gli splendidi monologhi di Fabiano che, tra l’altro, “porta” lo spettatore a trattenere il fiato (e chi lo ha visto o lo vedrà comprenderà il perché della parola virgolettata) o che gioca con il significato dei nomi imbastendo un racconto che ha per protagonista il carcerato “Libero” che attende la sentenza del giudice “Clemente” nel corso di una giornata costellata di incontri e ricordi, sono calembour di chirurgica precisione che fanno tornare alla mente la maestria dell’indimenticabile Tino Scotti.

Antonello, invece, con il suo racconto in musica delle avventure del povero disoccupato allergico al nylon che non trova pace e lavoro, o del povero genero che le tenta tutte per disfarsi della suocera ma quella resta sempre lì, appare sempre più padrone della formula vincente che trae ispirazione tutta barese dai grandi della musica, da Barry White a James Taylor fino ad arrivare agli Enigma, tutti talmente innamorati dell’idioma della terra delle strascinate da inserire frasi chiaramente dialettali (e non sempre gentili) nei testi delle loro canzoni.

Ma non voglio svelare di più: andate a vederlo questo spettacolo e vi regalerete due ore di risate e divertimento puro, e di questi tempi è esattamente ciò che occorre.

Gabriella Loconsole
Foto per gentile concessione del Teatro

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